La trasmissione Culto Evangelico, gestita dalla Federazione delle Chiese Evangeliche Italiane(FCEI), va in onda ogni domenica alle 6:35 su Radio Rai 1, la principale radio pubblica italiana che raggiunge giornalmente oltre 3 milioni di italiani. È lo strumento di informazione più potente a disposizione della Chiesa Valdese e delle altre minori che costituiscono la FCEI. Insieme non superano i 30mila aderenti (di cui solo una minoranza partecipa ai culti), mentre sono lasciati senza voce sulle reti radiotelevisive pubbliche tutti gli altri evangelici molto più numerosi. Solo le chiese ADI raccolgono circa 140mila persone, in grandissima parte presenti ai culti. E la pensano in modo molto diverso sulla questione LGBT.
Il cosiddetto culto evangelico del 2 maggio 2021 era tutto da ascoltare.
La predicazione era sulla ricorrenza del … Primo Maggio! Lo dice il pastore metodista Francesco Sciotto all’esordio. Infatti, la lettura biblica non è tra quelle previste dal lezionario interconfessionale usato anche in ambito valdo-metodista, ma il passo di Marco 5 dove Gesù chiama Pietro e gli altri ad essere pescatori di uomini. Solo grazie a questo fa capolino nel sermone la figura di Gesù, perché “parla del Regno di Dio con il linguaggio del lavoro”. Il sermone infatti è impostato sulla figura di un valente oppositore della ‘ndrangheta e sullo sfruttamento del lavoro dei migranti. Va detto che nell’invocazione iniziale e nella preghiera si menziona Dio per cui è probabile che qualcuno abbia inteso trattarsi davvero di un culto.
Liquidata questa formalità, arriva il notiziario, chissà perché definito “evangelico”, in cui si è parlato di: 1) inquinamento da plastica, mettendoci insieme l’immancabile questione dei “gas serra” (che è tutt’altra cosa), 2) sinodo luterano con i suoi temi: ambiente, giovani, digitalizzazione, pandemia e “giustizia di genere”, 3) invito a seguire la trasmissione televisiva Rai Protestantesimo (altro privilegio FCEI) dove si parla di vaccino Covid, affermando che “funziona solo se tutti o quasi tutti si vaccinano” e anticipando che non è lecito rifiutarlo. Infatti, il vescovo Bergoglio ha detto “c’è una luce di salvezza: il vaccino”.
Infine, il pezzo forte, l’unico riportato sul settimanale Riforma, con il titolo “Omotransfobia. Una legge urgente”, del professor Paolo Naso. Come dice il titolo, il pezzo è completamente a favore del disegno di legge Zan che estende a chi compie discriminazioni nei confronti di omosessuali e transessuali le pene per chi discrimina in base a etnia, “razza” o religione. Dunque, se uno decide di non assumere come baby sitter un uomo con seno artificiale, rossetto e ciglia finte, minigonna e tacchi a spillo, rischia le stesse pene (fino a 18 mesi di carcere) del nazista che esiga di non avere un maestro o un bidello ebreo nella scuola del figlio. La stessa cosa vale per chi rifiuta di prestare la propria opera (come fotografo, ristoratore, parrucchiere, pasticcere ecc.) per un “matrimonio gay” in quanto non vuole partecipare a celebrare ciò che per la Bibbia è un “abominio”. Se poi uno anche solo fa parte di un’organizzazione o gruppo (ad esempio una chiesa) che porta avanti questi principi può andare in carcere fino a quattro anni e, se ha fondato o dirige questo gruppo, fino a sei anni. In Inghilterra e Canada, con leggi simili, sono stati arrestati predicatori evangelici per aver letto i noti brani dell’apostolo Paolo contro l’omosessualità. Rischia la condanna per “discriminazione” anche chi si rifiuta di definire “donna” e di chiamare al femminile un uomo che dica di sentirsi donna “indipendentemente dal percorso di transizione”, per citare l’espressione del disegno di legge. Non basta: il disegno di legge approva all’articolo 8 la “Strategia nazionale LGBT”, in cui si prevede l’accreditamento delle associazioni LGBT nelle scuole come enti di formazione, allo scopo di spiegare fin dagli asili nido i vari “orientamenti sessuali”. Il genitore o lo studente che si opponga è a forte rischio di essere accusato di discriminazione omofobica (fino a 18 mesi di carcere).
Insomma, dopo secoli di gloriosa difesa della libertà di religione da parte dei veri valdesi, ciò che oggi si denomina “chiesa valdese” preferisce l’imposizione della strampalata ideologia LGBT alla libertà di leggere la Bibbia ed esortare ad applicarne i principi.
Per questo “nobile fine”, l’articolo non risparmia nulla. Arriva a dire che, anche solo una lieve modifica del testo “avrebbe l’effetto di far decadere il disegno di legge”. Una aperta falsità, visto che solo i decreti legge decadono dopo un certo termine. Se il “ddl Zan” fosse modificato dal Senato, tornerebbe semplicemente alla Camera che avrebbe tempo fino al termine della legislatura per approvare la nuova versione. Ma la cosa più ingannevole dell’articolo di Paolo Naso è dire che l’opposizione al disegno di legge è costituita dai “vescovi italiani”, che hanno chiesto modifiche e che “alcune forze politiche si associano”. In realtà, i vescovi italiani sono stati trascinati a una blandissima dichiarazione dopo che da anni una grande varietà di persone e movimenti, tra cui ovviamente molti cattolici, hanno manifestato contrarietà al testo o hanno chiesto importanti modifiche: associazioni di genitori cattolici ma anche femministe ateissime, politici conservatori ma anche noti omosessuali come “Platinette”, prelati cattolici, pochi, ma tanti evangelici, quelli però d i cui né Culto Evangelico né Protestantesimo, né Riforma parlano. Il trucchetto di usare “i vescovi cattolici” come babau, facendo appello all’anti-cattolicesimo così diffuso fra gli evangelici, è particolarmente penoso da parte di coloro che esaltano Bergoglio, che di quei vescovi è il capo.
Il professore sostiene che l’articolo 4 (lui scrive 3 perché si basa sul vecchio testo prima delle modifiche apportate l’anno scorso alla Camera) salva tutto perché – bontà sua – ribadisce la norma Costituzionale a tutela della libertà d’espressione. In realtà il vero testo Zan dice che “sono fatte salve la libera espressione di convincimenti od opinioni nonché le condotte legittime riconducibili al pluralismo delle idee o alla libertà delle scelte, purché non idonee a determinare il concreto pericolo del compimento di atti discriminatori o violenti”. Cioè: puoi dire che sei contrario a che le associazioni LGBT insegnino a tuo figlio affettività e sessualità fin dall’asilo nido, se lo dici a casa tua. Se lo dici in consiglio d’istituto, dove serve, questo può determinare discriminazione ai danni di quelle associazioni dunque rischi fino a 18 mesi di carcere. Altro esempio: una coppia di gay chiede al ristoratore di organizzare la festa per il loro “matrimonio”. Questo, che non ha avuto problemi a servire ottimi pranzi con musica e addobbi ai due in occasione dei loro compleanni e altre feste, ha il dubbio che un cristiano non dovrebbe partecipare a celebrare l’omosessualità che gli pare sia peccato secondo la Bibbia e va a consultare il pastore. Il pastore, per prudenza, non gli dice null’altro e si limita ad aprire la Bibbia e leggere I Corinzi 6:9-10: “Non v’ingannate: né i fonicatori, né gli idolatri, né gli adulteri, né gli effeminati, né gli omosessuali… erediteranno il regno di Dio”. Il ristoratore va e dice un cortese “no” alla coppia gay: al ristoratore fino a 18 mesi di carcere, al pastore fino a 6 anni se si dimostra che i suoi principi sono sostenuti dalla sua chiesa in quanto tale, e fino a 4 anni ai semplici membri di quella chiesa. Che dire infine del “fatte salve”? L’unico che “fa salvi” è quel Gesù che è così difficile sentir nominare nel cosiddetto Culto evangelico. D’altra parte, da cosa ci dovrebbe salvare Gesù, visto che il peccato è il grande assente in tutta la comunicazione “valdese” istituzionale?
Un po’ di spazio per il peccato c’è, per la verità. Nella piena adesione al bergoglianesimo, c’è la sdegnata denuncia del peccato degli altri: “i capitalisti” (non quelli che hanno i colossi di internet da centinaia di miliardi, che sostengono l’agenda LGBT, ma il piccolo imprenditore che lavora e dà lavoro), “i corotti” (cioè i politici degli altri partiti), “quelli che solo contrari all’accolienza dei migranti e costruiscono muri” (tranne quelli del Vaticano).
Piccolo dettaglio: il pezzo a favore dell’imposizione dell’ideologia LGBT anche contro la Bibbia faceva parte della rubrica: “Essere chiesa insieme”.
Leonista
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