Domenica 11 Ottobre 2020 – Diciannovesima domenica dopo Pentecoste
Letture bibliche: Salmo 106:1-23; Esodo 32:1-14; Filippesi 4:1-9; Matteo 22:1-14
Siete mai stati invitati ad un matrimonio di un esponente di una famiglia reale? Beh, se non avete re o regine come rappresentanti della vostra nazione, immaginate di essere invitati a pranzo dal presidente della repubblica. Improbabile, direte voi. Non importa, immaginatelo solo. Come reagireste? Lo considerereste un onore e posporreste ogni altro vostro impegno per parteciparvi, oppure rifiutereste l’invito con qualche scusa? Oppure ancora ci verreste, ma …solo alle vostre condizioni (non alle sue!). E se quel re o presidente, di fronte al vostro rifiuto reagisse …facendovi condannare a morte?
Per quanto assurda e implausibile sia una situazione come quella che ho or ora descritta, essa corrisponde ad una parabola che Gesù un giorno aveva raccontato di fronte ai suoi avversari, che avrebbe causato, anche allora, parecchie perplessità fra chi lo ascoltava. Eppure, dopo averne rilevato l’assurdità, essi si erano resi conto come la parabola, di fatto, descrivesse proprio il loro atteggiamento ed intenzioni di fronte alla predicazione ed opere di Gesù. Il loro era un rifiuto netto e insensato, e le loro giustificazioni per respingerlo non erano meno inaccettabili di quelle descritte nella parabola. Ascoltiamola.
Parabola delle nozze. “E Gesù, riprendendo la parola, di nuovo parlò loro in parabole, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un re, il quale preparò le nozze di suo figlio. E mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non vollero venire. Di nuovo mandò altri servi dicendo: “Dite agl’invitati: Ecco, io ho apparecchiato il mio pranzo, i miei vitelli e i miei animali ingrassati sono ammazzati ed è tutto pronto; venite alle nozze”. Ma essi, non curandosene, se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari. E gli altri, presi i suoi servi, li oltraggiarono e li uccisero. Il re allora, udito ciò, si adirò e mandò i suoi eserciti per sterminare quegli omicidi e per incendiare la loro città. Disse quindi ai suoi servi: “Le nozze sono pronte, ma gl’invitati non ne erano degni. Andate dunque agli incroci delle strade e chiamate alle nozze chiunque troverete”. E quei servi, usciti per le strade, radunarono tutti coloro che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Ora il re, entrato per vedere i commensali, vi trovò un uomo che non indossava l’abito da nozze; e gli disse: “Amico, come sei entrato qui senza avere l’abito da nozze?”. E quegli rimase con la bocca chiusa. Allora il re disse ai servi: “Legatelo mani e piedi, prendetelo e gettatelo nelle tenebre di fuori. Lì sarà il pianto e lo stridor di denti”. Poiché molti sono chiamati, ma pochi eletti»” (Matteo 22:1-14).
Il rifiuto della chiamata
L’ambientazione della parabola del banchetto di nozze è una festa organizzata in un regno dal re per suo figlio. Era consuetudine a quel tempo mandare gli inviti aspettandosi la risposta se si avesse l’intenzione di partecipare. Questa sarebbe stata seguita da una seconda chiamata: l’annuncio che il banchetto era pronto e che gli invitati dovevano ora venire alla festa. Sappiamo che, a quel tempo era spesso considerato un crimine per coloro che pure avevano promesso di parteciparvi, rifiutarsi poi di venire. Gesù, in questa sua parabola, descrive una situazione appositamente “esagerata”, assurda…
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