Il “settimanale delle chiese battiste, metodiste e valdesi”, Riforma, ci dà una notizia di cui giubilare: viene pubblicata in Italiano la “Bibbia delle Donne”, già uscita in francese.
Si tratterebbe di “una riflessione sulla condizione delle donne nelle chiese nella storia, a partire da alcuni temi chiave, i volti femminili di Dio, corpo e pudore, il coraggio, sterilità e maternità, la subordinazione, l’archetipo della femme fatale. La prefazione all’edizione italiana (Piemme) è della “pastora e teologa valdese” Letizia Tomassone, di cui ci siamo occupati parecchie volte, perché si è vantata di aver benedetto liturgicamente coppie omosessuali, e ha detto a RaiDue che vede il fatto di aver avuto “relazioni importanti” sia con uomini sia con donne come un fatto positivo. Ricordiamo che nel suo curriculum ha scritto che “[i]l suo interesse si rivolge soprattutto alla ricerca di un cammino di spiritualità che tocchi la concretezza della vita femminile: nella lettura della Bibbia, ma anche nella ricerca sulla Dea pre-patriarcale, nella convinzione che la verità e la Sapienza non appartengono a nessuna religione”.
Questa Bibbia delle Donne appare piuttosto preoccupante, anche perché, secondo Riforma si ispira a un libro dello stesso titolo pubblicato nel 1895 da Elisabeth Cady Stanton, di cui ricordiamo perle come: “è giunta l’ora di leggere la Bibbia come ogni altro libro, accettando il bene e rigettando il male che insegna”, e “la Bibbia e la chiesa sono stati i più grandi impedimenti alla liberazione delle donne”.
Uno dei punti qualificanti di questa nuova opera parrebbe sia il fatto che è scritta da una ventina di persone, tutte donne. E pensare che ci sono ancora persone che ritengono importante un libro per quel che dice, non per il sesso di chi lo scrive!
Insomma, quando certe “pastore e teologhe” si occupano di Bibbia, si rimpiangono i tanti momenti in cui si occupano di politica e relazioni sessuali.
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