Il noto attore Roberto Benigni ha portato in scena al Festival della Canzone a Sanremo il Cantico dei Cantici. Non è la prima volta che l’attore toscano si cimenta con la Bibbia. In passato l’avevamo anche citato come esempio perché la prendeva assai più sul serio di tanti pastori, preti e teologi.
Ma questa volta davvero non c’è nulla da lodare. Benigni ha caricato le immagini sensuali e sessuali del Cantico, e questo era quasi scontato, dati i tempi in cui viviamo. Tutto sommato non cambia molto. Ciò che è grave, nella trasmissione televisiva più seguita dell’anno, anche da tanti bambini, è aver esplicitamente negato qualunque tipo di lettura o di messaggio diverso dal sesso per il sesso. E’ arrivato a dire che il sesso cantato in quel testo biblico è quello “di un uomo per la sua donna, di una donna per il suo uomo, di una donna per la sua donna, di un uomo per il suo uomo”. Ha aggiunto: “Io lo farei sempre, anche qui sul palco, tutti dovremmo farlo, pubblico, musicisti dell’orchestra, il maestro, tutti con tutti”. Davvero un’operazione meschina.
Ma il peggio è stato quello di usare un testo biblico contro il resto della Bibbia. Perché qui si canta l’amore e tutt’altrove si parla di guerra, di odio e di punizioni. Un’operazione indecente.
Avere addirittura negato ogni possibilità di lettura diversa da quella puramente sessuale è assurdo poiché è evidente che il Cantico è entrato nel canone in virtù della lettura anche allegorica. Fosse solo la celebrazione del sesso che ci sta a fare lì? Il solo ebraismo ha molte altre poesie erotiche.
L’accenno all’amore gay e orgiastico è poi gravemente lesivo del testo: nel Cantico lui vuole lei e lei vuole lui, in modo esclusivo, altro che chi capita capita, come teorizza Benigni! E in un contesto dove il cantante Achille Lauro parla di “mascolinità tossica” a proposito degi uomini che si vestono da uomo e non da drag queen cioè come la caricatura di una prostituta, dove Tiziano Ferro bacia sulla bocca Fiorello, Fiorello mette in scena un ballo lento con Amadeus (giocosamente sì, ma proprio per questo normalizzante), il complesso del messaggio è: “Fate l’amore con chiunque capiti a tiro (se è dello stesso sesso è più alla moda), lo dice persino la Bibbia, roccaforte di omofobia e sessuofobia”.
Il passaggio di Benigni sull’amore omosessuale e collettivo alla fine è quello che resta. Perché per il resto ha solo ostentato e trivializzato i delicati, per quanto espliciti, riferimenti anatomici del Cantico. Ricordo che quando ho seguito di più in televisione il Festival di Sanremo e la televisione in generale era nella preadolescenza e nella prima adolescenza. In quell’età, ecco il messaggio che ragazzi e ragazze ricevono. Non è un caso. E i loro genitori si devono adattare: “ma non vedi che anche a Sanremo dicono così”?
Naturalmente, le gerarchie ecclesiastiche, cattoliche ma non solo, si sono ben guardate da denunciare lo sconcio. Anzi, c’è chi si è lanciato in approvazioni sperticate.
Leonista
Lascia un commento