Dalla trasmissione “Uomini e profeti” del 6 luglio 2014 apprendiamo che cosa si intende oggi per Sola Scriptura alla Facoltà valdese di teologia di cui il professor Garrone è stato il penultimo decano, dal 1988 docente di Antico Testamento, marito della pastora Maria Bonafede, moderatora dal 2005 al 2012. La sua interlocutrice è la conduttrice Gabriella Caramore, laureata in filosofia con tesi sul pensatore marxista Lukács, scrittrice, docente universitaria di “Religione e comunicazione”, nel 2012 ha ricevuto la laurea honoris causa dalla Facoltà valdese di teologia, i cui docenti figurano assai spesso tra gli ospiti-relatori di “Uomini e profeti”.
Ecco, parola per parola, una parte del loro colloquio:
Prof. Caramore: “I cinque ‘Sola’ presi, così, isolati, dopo che sono stati un’istanza critica al momento della loro formulazione, oggi possono apparire dei freni se non vengono rielaborati, ridiscussi, rimessi in questione.”
Prof. Garrone: “Secondo me l’errore del protestantesimo di oggi sarebbe di non continuare a recepirli anche per se stesso, al suo interno, come istanza critica e farne delle formulette.”
Prof. Caramore: “Però perché questo accada bisogna appunto un po’ forse uscire da queste formulazioni, no?”
Prof. Garrone: “Sì sì”.
Prof. Caramore: “Allora, ‘Sola scriptura’, che cosa vuol dire e che cosa ha voluto dire nel tempo di Lutero?”.
Prof. Garrone: “Nel tempo di Lutero voleva affermare la Scrittura come unica base dell’argomentazione teologica, cioè il discorso su Dio si sviluppa a partire da quello che si è ascoltato nella Bibbia e non c’è bisogno, anzi non si deve fondarlo filosoficamente, non bisogna argomentare a partire da una tradizione o da un’autorità, come se ogni generazione tutto quello che dice su Dio lo dicesse perché ha ascoltato una interpellazione. Detto così credo che io lo faccio mio anche oggi e in fondo il ’Sola scriptura’ io oggi lo tradurrei così: il modo che noi abbiamo per fare i conti con una parola altra, cioè quello che io penso, dico credo di Dio non me lo trovo dentro, non voglio che sia semplicemente il prolungamento della mia coscienza, ma lo sviluppo come ermeneutica di un discorso che mi è rivolto.”
Prof. Caramore: “Tuttavia però questa formula ha bisogno di essere allargata e problematizzata come lei sta facendo”.
Prof. Garrone: “Sì sì”.
Prof. Caramore: “…perché altrimenti si rischia davvero oggi il fondamentalismo e si rischia anche, come dire, di non essere all’altezza di questi tempi.”
Prof. Garrone: “Certo certo”.
Su queste parole occorre certamente approfondire, ma i nostri lettori già comprendono bene che in questa formulazione, l’ermeneutica (in italiano corrente “interpretazione”) toglie il primato alla ‘Scriptura’. E chi mai la farà questa ermeneutica?
(prima parte – segue)
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