Secondo il racconto di Filippo Melantone, il 31 ottobre 1517 Martin Lutero affisse le sue 95 tesi alla porta della chiesa di Wittenberg. Questa è la ragione per cui il 31 ottobre è la Giornata della Riforma, di cui quest’anno si celebrano i 500 anni. A quanto pare, le autorità ecclesiastice di Wittenberg non si limitarono a togliere il fastidioso foglio dalla “loro chiesa” ma ne discussero il contenuto. In questi giorni di Sinodo Valdese e di Cinquecentenario, il gruppo Dissidenza Valdese, ha affisso volantini con il suo stemma alle porte dei templi valdesi della Val Pellice (e non solo): la antiquissima insignia – che lo storico Giovanni Léger afferma nel suo libro del 1669 essere di risalire a tempi immemorabili, mentre la solita storiografia iper-critica (facendo di Léger un bugiardo in mala fede) lo dice inventato nel 1640 – affiancata da due beidane. La beidana è un attrezzo concepito per il lavoro agricolo che, per necessità, ebbe per i Valdesi anche un uso bellico (molto efficace). L’aspirazione era sempre quella di riconsegnarlo al più presto all’uso pacifico. Un po’ Michea 4:3 in un solo oggetto: “Con le loro spade forgeranno vomeri, e con le loro lance falci”.
Proprio oggi l’affissione è avvenuta, grazie a Dio, anche alla porta del Tempio di Torre Pellice. Naturalmente – per quel che ne sappiamo – a differenza dei preti di Wittenberg, l’unica preoccupazione di chi se ne è presa l’autorità è stata quella di rimuovere i volantini, che erano stati affissi non con i chiodi, come fece Lutero, ma con più pacifiche puntine da disegno.
Prevedendo questo, la Dissidenza Valdese fa sapere di aver provveduto a distribuirlo in molte parti della Valle. Oggi intorno al Sinodo si è molto parlato di questi episodi, essendo bene attenti a non farlo trapelare: la chiesa “dell’accogienza e del dialogo” rifiuta da anni un confronto con i dissenzienti e, anzi, fin dal 2011 ha provveduto a deplorare questo sito, addirittura con un ordine del giorno del Sinodo, cosa senza alcun precedente nella lunghissima storia valdese.
Ecco il testo che ci risulta essere il secondo della Dissidenza Valdese.
LA MISURA È ORAMAI COLMA
Le “chiese storiche” come la chiesa valdo-metodista, sembrano ormai correre inarrestabili nel processo di corruzione ed apostasia che da tempo denunciamo. Sulla loro stampa ed anche sempre di più a livello locale, diverse comunità ora abbracciano e sostengono apertamente, senza più remore, anzi “con fierezza”, come paladine di malintesi diritti, le pretese del movimento sodomita, sostenendone ufficialmente manifestazioni come il “gay pride”, promuovendo l’ideologia gender e celebrando nei locali di culto unioni fra persone dello stesso sesso; e, in breve, promuovendo la cultura della morte: l’eutanasia e il suicidio assistito.
Tutto questo lo fanno in nome di un vangelo “riveduto e corretto” che pretendono autentico, abusando del concetto stesso di grazia e, quel che è peggio, del nome stesso del Cristo. Siamo di fronte non tanto ad errori di interpretazione ed abbagli, ma ad una vera e propria sovversione dei principi di base della fede cristiana, della sua antropologia e della sua soteriologia.
La nostra contestazione, infatti, non si incentra solo sulla “questione omosessualità” (come se fosse la nostra “ossessione”). La loro “apertura” verso l’omosessualità è, come ammettono essi stessi, lo sviluppo naturale, un frutto, del “metodo storico critico” di lettura della Bibbia, quello che da tempo è stato legittimato e determina il pensiero, l’insegnamento e la prassi di queste chiese. Questo metodo ha portato e porta alla messa in discussione ed alterazione di praticamente tutte le dottrine dell’ortodossia biblica che stanno alla base delle Confessioni di fede storiche della Chiesa. Lungi dall’essere un progresso, si tratta piuttosto di un regresso, un vero e proprio “revisionismo” che altera e modifica radicalmente la sostanza del cristianesimo stesso, la sua stessa identità.
La “questione omosessualità”, così, non è che una delle espressioni del progressivo allontanamento di queste chiese dal cristianesimo biblico e che riguarda molte altre questioni. Senza più una base normativa oggettiva (quella biblica, che secondo la confessione di fede millenaria della chiesa, è Parola di Dio) tutto diventa così possibile: chissà a che altro ancora dovremo assistere nel prossimo futuro! È un processo ineluttabile: quando l’autorità non è più la Parola di Dio (il cui stesso concetto viene alterato) ma il mondo, con le sue idee, filosofie, e tendenze più “alla moda”, tutto può essere legittimato.
La situazione di queste chiese è diventata ormai del tutto irriformabile, come pure vana ogni illusione di poterle cambiare, resistendovi, all’interno delle loro strutture. La misura è ormai colma e la paziente tolleranza, in attesa del prevalere di persuasioni diverse o di un “risveglio”, si rivela di pregiudizio per la salute e la stessa vita spirituale di chi, credente fedele alla Parola di Dio, in quelle strutture, vorrebbe rimanervi ” per amor di pace” o per riportarle sulla retta via.
Non si rivelano più, infatti, chiese di Cristo, ma espressione esse stesse della Babilonia spirituale dalla quale Dio, nella Sua Parola, ci esorta a fuggire. Diventa così del tutto rilevante l’esortazione del libro dell’Apocalisse: “Uscite da essa, o popolo mio, affinché non abbiate parte ai suoi peccati e non vi venga addosso alcuna delle sue piaghe” (18:4).
Questo appello è stato spesso utilizzato nel corso dei secoli come quello stesso rivolto da Cristo ai Suoi fedeli affinché si separino chiaramente non solo dallo stile di vita di questo mondo che orgogliosamente si contrappone a Dio ed alle Sue leggi morali, sfidandolo, ma anche come appello ad uscire da chiese corrotte ed idolatre che, pur portando impropriamente il nome di Cristo, si sono compromesse con il mondo abbracciandolo come fa una prostituta per vile guadagno – di diversa natura. Difatti siamo di fronte ad una prostituzione spirituale simile a quella in cui più volte era incorso l’antico Israele e che i profeti denunciavano.
(Tratto dal libro del Movimento Ecclesiale Sentieri Antichi Valdesi: “COSA E’ LA CHIESA VALDESE OGGI” , pag. 451)
Lascia un commento