Riforma e Risveglio: entrambe annuncio dell’Evangelo, troppo spesso dimenticato

Sergio Rastello segnala un articolo di Philippe Decovret dal sito evangelico protestante svizzero Christianisme aujourd’hui, che pubblichiamo con la sua traduzione. Philippe Decovret è un pastore emerito che ha lasciato la chiesa evangelica riformata del cantone di Vaud a causa della decisione di quella chiesa di instituire un rito per le coppie non sposate. Per questo è stato accusato di una lettura letteralistica della Bibbia.

Questo 2017 segna l’anniversario di 500 anni della Riforma. Sono numerose le manifestazioni che lo ricordano. Ma il 2017 si distingue anche per i 200 anni dall’inizio del Risveglio di Ginevra. È importante non dimenticare quest’altro anniversario, perché il Risveglio (detto di Ginevra) non solamente in quel momento  sconvolse la Svizzera, ma ebbe ripercussioni internazionali che sovente si ignorano.

Ripercussioni attuali

Ovviamente esso non ha avuto l’importanza della Riforma, ma la sua influenza e la sua azione furono determinanti. Jacques Courvoisier, professore di storia della Chiesa alla facoltà teologica dell’Università di Ginevra, ha persino scritto nella sua Brève histoire du protestantisme: “Quello che è vivo nel protestantesimo durante il 19° secolo deriva in gran parte dal Risveglio”.

È impressionante il numero di opere missionarie, bibliche o sociali scaturite dal Risveglio. Infatti è dovuto al Risveglio se oggi abbiamo opere sia missionarie o bibliche che sociali come la Croce Rossa (il cui fondatore Henry Dunant era segretario dell’Alleanza evangelica di Ginevra), il movimento delle diaconesse (Saint-Loup, Reuilly, www.saint-loup.chwww.diaconesses-reuilly.fr), gli Asili di Laforce , nei pressi di Bergerac, per handicappati fisici e mentali (è del loro fondatore John John Bost questo motto: “Quelli che sono respinti da tutti, io li riceverò nel nome del mio maestro”. https://fr.wikipedia.org).

Non è esagerato dire che i due momenti più vivi e fecondi del protestantesimo sono la Riforma e il Risveglio. Non bisogna confonderli ma neanche separarli. Come si capisce dallo stesso nome, Risveglio è la proclamazione di grandi affermazioni della Riforma rimaste un po’ dimenticate.

Ravvivare lo spirito della Riforma

Nel corso del 18º secolo e all’inizio del 19º, Ginevra era infatti molto fiera di essere la città della Riforma, ma l’insegnamento di Calvino e degli altri Riformatori non era più assolutamente insegnato. Persino Jean-Jacques Rousseau, nato a Ginevra, se ne rammarica. Nella sua opera Lettres écrites de la Montagne, rimprovera i suoi compatrioti: “Sono persone singolari questi Signori ministri: non si sa né quello che credono, né quello che non credono, non si sa neanche ciò che fanno finta di credere. Il loro solo modo di stabilire la fede è quello di attaccare quella degli altri”.

Per ciò che riguarda l’insegnamento alla facoltà teologica, ecco ciò che ne dice un ex studente come Ami Bost, riportato dal decano Léon Maury nella pubblicazione Réveil réligieux dans l’Eglise réformée à Genève et en France: “La Bibbia era sconosciuta al pubblico: se ne sfogliava l’Antico Testamento solo per imparare l’ebraico, e il Nuovo Testamento non lo si leggeva perché gli studenti sapevano o si supponeva che sapessero il greco.”

Che significato ha avuto dunque il Risveglio? Essenzialmente ritrovare e proclamare nuovamente le grandi verità annunciate dalla Riforma: l’autorità delle Sacre Scritture, la salvezza per sola grazia, la fede nella morte espiatoria di Gesù… È questo il messaggio che il pastore César Malan il 15 marzo 1817 ha proclamato nel tempio della Madeleine, in una sua celebre predica. Essa segna l’inizio del Risveglio.

César Malan non predica una nuova dottrina anzi: annunciava semplicemente il messaggio della grazia riscoperto dai Riformatori. D’altra parte era – ed è rimasto per tutta la sua vita – un’ardente calvinista. Ovviamente il Risveglio ha proclamato l’evangelo in un modo differente dai Riformatori. Più personale, più romantico, anche più sentimentale, secondo la mentalità dell’epoca ma con lo stesso fondamento teologico: l’autorità delle Sacre Scritture, la totale sufficienza della morte di Gesù sulla Croce per la salvezza, l’importanza di una vita santificata dallo Spirito Santo dimostrata con atti concreti…

Un richiamo persistente

È più che una felice circostanza quella del 2017 che vede insieme il 500º anniversario della Riforma e il 200º del Risveglio. Io credo sia un segno del Signore e un richiamo a tutte le nostre comunità. Oggi infatti ci troviamo in una situazione stupendamente simile a quella che esisteva proprio prima che esplodesse il Risveglio. Ginevra era sempre riconosciuta come “la città di Calvino”. (Questo ha anche avuto stupefacenti ripercussioni. Se dopo la Prima Guerra Mondiale, la città di Ginevra è stata scelta per essere la sede della Società delle Nazioni, è dovuto, anche se parzialmente, a Woodrow Wilson, presidente degli Stati Uniti dell’epoca: figlio di un pastore presbiteriano, dunque calvinista, che ha molto insistito perché fosse Ginevra ad essere scelta).

Ma sono molto rari i Ginevrini e i cittadini della Svizzera francese o Francesi che seguono e conoscono ancora il suo insegnamento. L’autorità delle Sacre scritture alle quali il riformatore accordava così tanta importanza è ancora rispettata? Quando si vengono a conoscere certe decisioni prese recentemente, per esempio sul matrimonio, ne sorge il dubbio!

Certo il mondo è cambiato rispetto al 16º secolo è anche dal 19º. Bisogna parlare un linguaggio che si capisca, ma è la forma che deve adattarsi non il contenuto. Il contenuto, cioè “il buon deposito” come dice per ben due volte l’apostolo Paolo al suo discepolo Timoteo, occorre preservarlo, conservarlo come ripete ancora. In che modo? Con lo Spirito Santo (2 Timoteo 1:14) e non adattandolo come ora sembra sia la tentazione di molti.

È in questo senso che il Risveglio del 19º secolo è un esempio eccellente per oggi: allora è stato annunciato un Evangelo nel linguaggio di quel tempo, ma era lo stesso evangelo predicato ai tempi della Riforma. Ecco perché mi sembra importante associare l’anniversario dei 500 anni della Riforma a quello dei 200 anni del Risveglio. È così che ne trarremo i più grandi benefici.

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