Ecco un’ampia citazione di Giovanni Calvino, tratta dal Capitolo 9 della Istituzione della Religione Cristiana (1536):
“Chi lasciando la Scrittura immagina non so quale via per giungere a Dio è non solo in preda all’errore, ma soprattutto mosso da pura follia. Recentemente sono saltati fuori non so quali lunatici prendendo orgogliosamente a pretesto un insegnamento dello Spirito, disprezzando, per quanto li concerne, ogni lettura e facendosi beffe della semplicità di quanti seguono ancora la lettera morta e mortifera, come usano chiamarla. Ma vorrei ben sapere da loro chi è questo spirito, per ispirazione del quale sono rapiti in estasi così in alto da osar disprezzare ogni dottrina della Scrittura come puerile e spregevole. Se rispondono che è lo Spirito di Cristo, la loro sicumera risulta ridicola. Riconosceranno, spero, che gli apostoli ed i credenti della Chiesa primitiva furono ispirati dallo Spirito di Cristo: eppure nessuno di loro ha imparato a disprezzare la parola di Dio, ma ciascuno ne è stato piuttosto indotto a maggior venerazione, come i loro scritti chiaramente testimoniano. E in realtà questo era stato predetto dalla bocca di Isaia dicendo che Dio metterà il suo Spirito nella Chiesa e metterà anche la sua Parola sulla bocca di essa affinché l’uno e l’altra non vi si dipartano mai, non allude al popolo antico per vincolarlo alla predicazione degli uomini, come se fossero stati piccoli bambini all’A. B. C. Ma piuttosto afferma: il maggior bene e la maggior felicità che possiamo augurarci sotto il regno di Cristo è di essere governati tanto dalla parola di Dio quanto dal suo Spirito. Ne concludo che questi ingannatori, con il loro sacrilegio detestabile, disgiungono queste due realtà congiunte dal Profeta con inviolabile legame. Anzi san Paolo, pur essendo stato rapito fino al terzo cielo non ha tuttavia cessato di giovarsi dell’insegnamento della Legge e dei Profeti, dato che esorta Timoteo, sebbene già fosse dottore eccellente, a porvi attenzione ed applicarvi la sua meditazione. È inoltre degna di essere presa in considerazione e ricordata la sua lode: la Scrittura è utile ad insegnare, ammonire, redarguire per rendere perfetti tutti i servitori di Dio. È furore diabolico quello che li spinge ad affermare che l’uso della Scrittura è legato al tempo e provvisorio, dato che essa, testimone lo Spirito Santo, conduce i figli di Dio al fine ultimo della loro perfezione.
Desidererei inoltre ottenere da loro una risposta su questo punto, se cioè abbiano ricevuto un altro spirito che quello promesso dal Signore ai suoi discepoli. Sebbene siano oltremodo fanatici, non penso tuttavia, siano trasportati da una frenesia tale da osare vantarsi di questo. Ora quando Cristo prometteva il suo Spirito, quale caratteristica gli attribuiva? Questa: che non avrebbe parlato da se stesso ma avrebbe suggerito alla comprensione degli apostoli quanto Cristo stesso aveva loro insegnato con la sua parola (Gv. 16) . Non è dunque funzione dello Spirito Santo (quale ci è stato promesso) di sognare nuove rivelazioni, sconosciute per l’innanzi o inventare nuove forme di dottrina per sottrarci alla dottrina dell’Evangelo ricevuto; ma piuttosto di suggellare e confermare nei nostri cuori la dottrina che vi è stata dispensata.
Al contrario se qualche spirito lascia da parte la saggezza contenuta nella parola di Dio e ci porta una diversa dottrina, esso ci deve essere giustamente sospetto di menzogna e di vanità. Come potrebbe essere altrimenti Satana essendo solito trasfigurarsi in angelo di luce? … quei miserabili desiderano volontariamente sprofondare nella loro confusione se cercano il proprio spirito piuttosto che quello del Signore.
…
Essi non reputano valevole altra illuminazione se non quando, tralasciando o respingendo la parola di Dio, accettano temerariamente tutto quello che ronzando passa loro per la testa.”
I “teologi” di oggi che sovvertono con sofismi la Parola di Dio, che credono di essere così “moderni”, dicono le stesse cose degli avversari di Calvino 500 anni fa. Loro però dovrebbero aver letto queste parole del teologo francese. Dunque in loro il “furore diabolico” è ancora più inescusabile.
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