“Il 17 febbraio, infatti, noi valdesi non celebriamo la “nostra” libertà ma vogliamo richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul tema generale della libertà di credere, di non credere e di credere “diversamente” rispetto alle forme codificate dalle varie tradizioni religiose”. – Moderatora della Tavola valdese, Maria Bonafede
Non mi sento di celebrare il 17 febbraio nel modo che ci propone la Moderatora Maria Bonafede, probabilmente condiviso da un gran numero di valdesi.
Perché? I primi cristiani, come i primi valdesi, rispetto a noi, erano certamente meno liberi di credere (o non credere) in Gesù Cristo come loro personale Salvatore. Eppure vi hanno creduto e, considerando l’evangelo e la Bibbia fondamento della loro fede in Lui, per non rinnegare la loro profonda convinzione, hanno scelto il martirio.
Le storie cristiane di martiri valdesi, o quelle dei primi cristiani nelle catacombe sono note a tutti. Come cittadino, pur condividendo i princìpi di libertà e laicità di uno stato europeo (come per altri continenti) mi chiedo che cosa direbbero quei martiri se leggessero la suddetta dichiarazione della pastora Bonafede. Richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica “su questo tema” ci dà l’esempio di testimoniare l’evangelo come facevano uomini e donne che ci hanno preceduto? È questo il nostro compito prioritario di credenti, quello di promuovere il “non credere e credere diversamente”? La libertà che abbiamo acquisito per grazia, in Cristo, è di questa sostanza?
Questo è un altro evangelo! I valdesi doc dovrebbero contrastare il peccato e le opere del diavolo (e non mi si dica che in Italia le sue opere nefaste non siano evidenti!) come facevano i loro predecessori con una testimonianza limpida e radicale, come cittadini del Suo Regno, da far trasparire solo Cristo risuscitato (che ha vinto il diavolo) alla destra di Dio Padre?
Così come ci invita a fare l’evangelo e tutti gli scritti del Nuovo Testamento?
Sergio Rastello
Il 17 febbraio 1848 il Re Carlo Alberto concesse i diritti civili ai Valdesi. Da allora i Valdesi celebrano questo evento, in occasione del quale si tiene anche un culto. Negli ultimi decenni si è sempre più insistito sul fatto che si tratta di un fatto civile e non religioso. Indubbiamente l’origine è un fatto civile e la libertà religiosa per tutti è strettamente correlata a tutta la storia valdese.
Il fatto però è che ogni occasione per la Chiesa Valdese è diventato una fatto civile, di solito politico. Il Sinodo, il momento di massima attenzione pubblica alla Chiesa Valdese (punta dell’iceberg della realtà evangelica italiana) diventa un fatto civile, ricco di prese di posizioni politiche. Le campagne in cui la chiesa si impegna, dalla lotta al sempre più presunto riscaldamento globale al referendum contro gli appalti per la gestione dei servizi pubblici locali ad altre faccende, sono tutti temi civili, dove il grande assente è il Cristo. E persino sulla libertà religiosa, il Sinodo ha bocciato un ordine del giorno che proponeva di devolvere una colletta a favore dei cristiani perseguitati.
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