Dai comunicati stampa ufficiali si apprende che il Sinodo ha votato ieri giovedì parecchi ordini del giorno, e probabilmente anche oggi ne esaminerà altri. Questo pone il problema del rispetto delle norme sulle votazioni che il Sinodo si è dato.
Dal Regolamento generale sul Sinodo (RG/1972):
Articolo 26A (modalità votazione-controprova)
Le deliberazioni del Sinodo sono prese per alzata di mano o per alzata e seduta a scelta del presidente, e a scrutinio segreto quando lo richieda almeno il dieci per cento dei membri del sinodo.
Nelle votazioni per alzata di mano o per alzata e seduta, la controprova e il controllo delle astensioni sono di obbligo.
Anche nel 2014, questo importante articolo del Regolamento sinodale viene infranto ad ogni votazione ordinaria, in conseguenza della mancata ammissione dei membri di chiesa ad “assistere alle sedute del Sinodo”, come richiesto dall’articolo 9. Questo è probabilmente il riflesso più importante, e fortemente negativo, del Sinodo a porte chiuse, deciso dalla Tavola Valdese, la cui “firma” siglava il biglietto che nel 2011 assegnò la galleria a “invitati e ospiti”, mandando il cosiddetto “pubblico” nel padiglione esterno, addirittura fuori dall’edificio sinodale. Purtroppo, nei tre sinodi seguenti la cosa è proseguita.
Che senso ha la distinzione tra voto per alzata di mano e quello segreto se nessun esterno può vederlo? Fin quando l’articolo 9 non è stato violato ed è stata consentita la presenza dei membri di chiesa, questi hanno sempre potuto vedere come votano i deputati, e anche i pastori. Sappiamo che sia gli uni sia gli altri non hanno vincolo di mandato, per questo si definiscono deputati e non delegati. Ma il membro di chiesa ha diritto di vedere che uso fanno della loro libertà di mandato. Esattamente come per i deputati della Repubblica: sono liberi di votare come pare a loro, ma i loro voti sono pubblici perché il pubblico è ammesso, e perché ciascun voto è registrato, pubblicato e consultabile anche a distanza di anni. Al Sinodo tutto questo non avviene più. Tutti i voti sono segreti, poiché solo il deputato che è ti seduto accanto vede come voti: tutti gli altri non vedono nulla. Non a caso il pubblico stava in posizione più alta e aveva una ampia e chiara visuale. Ora tutto si risolve con una ripresa televisiva nella quale i voti per alzata di mano non si vedono. Anche per questo, si potrebbe dire che tutti i voti non a scrutinio segreto sono nulli.
Ma su questo – come su tutto il resto – i vertici della Chiesa tacciono e non c’è organo al quale si possa fare ricorso sulla validità del Sinodo. Nessuno pensava che il “Venerabile Sinodo” (così veniva titolato fino a pochi decenni fa) potesse violare le norme che esso stesso si è dato poiché, se queste non piacciono, ha la facoltà di cambiarle. Se proprio si volevano cacciare via i membri di chiesa, si doveva almeno farlo cambiando il Regolamento – cosa che avrebbe comportato la necessità di documentare i voti, come si fa in ogni consiglio comunale, che pure è pubblico. Invece, niente pubblico e niente resoconto.
In sintesi:
- Il Sinodo è in vasta maggioranza non eletto poiché, su 180 membri con diritto di voto, ben 60% sono membri di diritto (lo diceva il sito ufficiale nel 2012, in uno slancio di trasparenza, in seguito abolito); oltre la metà, comunque, sono dipendenti della Tavola e sono membri a vita (sia pure con turnazione): cioè i pastori e i diaconi. Poi vi è qualche altra decina di membri senza diritto di voto, ma solo di parola: tutti non eletti. Come abbiamo già scritto, gli atti sinodali più antichi pervenuti a noi, quelli dal 1694, ci dicono che all’epoca le proporzioni erano più che inverse: gli eletti erano quasi il doppio dei pastori, membri di diritto.
- L’elenco dei suoi membri non è pubblico: nel 2012 per la prima e ultima volta c’era un documento che elencava le diverse categorie, grazie al quale si è appreso appunto che i non eletti sono il 60%.
- I voti sono di fatto tutti segreti, benché il Regolamento dica tutt’altra cosa. Prima del 2011 non era così.
Dal Sinodo al conclave!
A quanto pare l’apostasia è un evento inevitabile nelle denominazioni relegiose, ed ogni volta occorre ristabilire ordine nelle cose di Dio.