Che cosa va dato a Cesare, che cosa va dato a Dio”

13 Gli mandarono poi alcuni farisei ed erodiani per coglierlo in fallo nelle parole. 14 Ed essi, giunti, gli dissero: «Maestro, noi sappiamo che tu sei verace e non hai riguardi per nessuno, perché non badi all’apparenza delle persone, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Dobbiamo pagarlo o no?». 15 Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché mi tentate? Portatemi un denaro perché lo veda». 16 Essi glielo portarono. Ed egli disse loro: «Di chi è questa immagine e questa iscrizione?». Essi gli dissero: «Di Cesare». 17 Allora Gesù rispose e disse loro: «Rendete a Cesare ciò che è di Cesare, e a Dio ciò che è di Dio». Ed essi si meravigliarono di lui.” Marco 15

DSCN0780Fede e politica. Tema di infiniti dibattiti. Ma, come sempre, meglio dei dibattiti, sono le parole della Scrittura.

Vediamo innanzitutto come il tema è introdotto nel testo evangelico. Gesù viene indotto ad affrontare un tema squisitamente politico, il pagamento delle tasse, “per coglierlo in fallo nelle parole”. Chi vuole che lui parli di questo tema lo fa in mala fede, sperando che Lui dica qualcosa che si possa usare per farlo condannare dalle autorità romane. Come sappiamo, ci riusciranno solo con i falsi testimoni.

Nonostante la mala fede dei suoi interlocutori, Gesù risponde. Avrebbe potuto tacere, come farà in seguito in diverse fasi del suo processo, quando si trattava di difendere se stesso. Ma qui Egli parla, perché la cosa non riguarda Lui, ma i suoi discepoli e tutti coloro che credevano in Lui, che avrebbero potuto avere gravi conseguenze se non fosse stato chiaro su questo punto. Se avesse, anche solo con il suo silenzio, indotto i suoi a non pagare il tributo, questi avrebbero potuto subire pesanti castighi, non escluso i più gravi, poiché non pagare le tasse è “evasione fiscale”, ma sostenere che non è lecito pagarle è ribellione, e i Romani erano molto sensibili su questo punto. Gesù sa bene che seguirlo costerà la vita a molti, ma una cosa è dare la vita per la fede, un’altra per una ribellione politica. Non che ciò non sia ammissibile, anzi: “Beati i perseguitati per motivo di giustizia, perché di loro è il regno dei cieli” (Matteo 5:10). Ma Gesù ne lascia la responsabilità a ciascuno, mentre per la Fede è Lui stesso a dare l’esempio con la propria vita.

Quanto al fatto politico del tributo, invece, chiede “Di chi è questa immagine?“. Sul denaro c’era l’effigie di Cesare, ed era fatto coniare da Cesare, all’epoca l’imperatore Tiberio. E dunque rientra nella sfera di interesse dell’imperatore.

Dove è stampata invece l’immagine di Dio? La Bibbia risponde molto chiaramente: “Poi DIO disse: ‘Facciamo l’uomo a nostra immagine e a nostra somiglianza… ” (Genesi 1:26). L’immagine di Dio è stampata su di noi! Non per nulla si legge in due dei passaggi più importanti di tutta la Bibbia: “Tu amerai dunque l’Eterno, il tuo DIO, con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua forza” (Deuteronomio 6:5). “Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente” (Matteo 22:37).

Amare è donare. E cosa siamo noi se non “cuore”, “anima”, “mente” e “forza”? Ecco ciò che dice Gesù: a Cesare si può ben dare la moneta per il tributo, a Dio dobbiamo consacrare noi stessi.

Gesù non ha quindi voluto essere una guida politica per noi, ma molto di più. Non ci ha chiesto di appartenere a un partito, o di compiere questo o quell’atto politico, ma molto di più: ispirare ogni nostro atto alla Sua Parola e donare noi stessi. Ciò può anche comportare un impegno politico, se tale è la chiamata. Ma su come esercitarlo siamo noi singoli credenti ad assumerci la responsabilità. “Dio lo vuole” gridavano i crociati, anche quelli che massacravano musulmani ed ebrei inermi in Terra d’Israele, ma in realtà lo volevano loro. “Gott mit uns” (Dio è con noi) c’era scritto sulle fibbie delle cinture dell’esercito tedesco anche durante la Seconda Guerra Mondiale, ma in realtà era no guidato da un capo che era contro Dio, al punto da tentare di infangarne il nome usandolo peggio che invano.

Il cristiano non dice: “Dio lo vuole”, ma “sia fatta la Tua volontà” (Matteo 6:10). Non dice: “Dio è con noi”, ma “Darò la mia vita per te” (Giovanni 13:37).

Leonista

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