Leggi, statuti e amore

Ora dunque, o Israele, da’ ascolto agli statuti e ai decreti che vi insegno, perché li mettiate in pratica, affinché viviate ed entriate in possesso del paese che l’Eterno, il DIO dei vostri padri, vi dà. Non aggiungerete nulla a quanto vi comando e non toglierete nulla, ma impegnatevi ad osservare i comandamenti dell’Eterno, il vostro DIO, che io vi prescrivo.” (Deuteronomio 4:1-2)

Il messaggio di Gesù va al di là degli statuti e delle leggi di cui qui parla Mosé, ma per rispondere in modo completo al comandamento di amare il prossimo come se stessi. Gli insegnamenti danno un orientamento in questo mondo confuso, dove è difficile avere punti di riferimento certi. E di fronte a casi in cui seguire i comandamenti ci può ulteriormente confondere, Gesù ci dà un ulteriore criterio: l’amore. È l’amore per la donna adultera che lo muove a impedire che sia lapidata, non certo l’indulgenza verso l’adulterio, verso il quale è più duro di Mosè. È per l’amore nei confronti dei malati che li guarisce nel giorno di sabato, non perché non riconosca l’importanza di avere un momento per sospendere le consuete occupazione e cercare di essere più vicini a Dio.

Non si tratta di considerare statuti e leggi cose cattive (pochi versetti dopo quello sul quale riflettiamo oggi troviamo l’affermazione:  “Li osserverete dunque e li metterete in pratica; poiché questa sarà la vostra sapienza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali, udendo parlare di tutti questi statuti, diranno: “Questa grande nazione è un popolo saggio e intelligente!”… E quale grande nazione ha statuti e decreti giusti come tutta questa legge che oggi vi metto davanti?) ma di superarli con ciò che è ancora e assai più importante.

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