Gentile Redazione di valdesi.eu,
sono rimasto letteralmente allibito di fronte alle affermazioni contenute nell’articolo “Il furto del secolo”, a firma del pastore Paolo Castellina. Ora, se è vero che il vostro sito ha a cuore il dialogo con i suoi interlocutori, un intervento come quello suddetto non dovrebbe trovarvi spazio. Spero che non chiamiate in causa il principio della libertà di espressione, poiché esso è valido soltanto nella misura in cui un testo non viene meno al rispetto delle opinioni altrui. Le parole del pastore Castellina sono di una violenza tale da dover essere rigettate da chiunque disponga di un minimo di spirito di fraternità.
Onde evitare le consuete accuse di arroganza intellettuale risparmio ogni commento relativo al livello culturale ascrivibile a righe che accomunano in un unico, discutibile calderone, femminismo, ecologismo, umanesimo e socialismo, presentati alla stregua di temibili fenomeni demoniaci. I riferimenti al liberalismo teologico e al modernismo quali piaghe insanabili del tessuto ecclesiastico riproiettano chi legge nell’atmosfera illiberale del Vaticano I che, nel 1870, li aveva condannati con espressioni del tutto analoghe. Un ultimo riferimento all’affermazione più inquietante rinvenibile nell’articolo: “Siamo in guerra (evidenziato in grassetto, giusto per non dare adito a fraintendimenti). Una guerra spirituale”. Io non mi sento affatto in guerra e, da quanto mi era parso di intendere, si trattava di un atteggiamento deplorato anche da voi. Personalmente, mi sento in dialogo: è evidente, però, che il dialogo richiede che vi siano dei presupposti affinché esso possa aver luogo.
Articoli come quello di Paolo Castellina non soltanto ostacolano ogni tentativo di raffronto onesto e pacato, ma lo minano alla base. Se davvero vi stanno a cuore il confronto fraterno e la pace in cui esso è chiamato a svolgersi secondo lo spirito dell’evangelo, sarebbe auspicabile che evitaste, in futuro, di ospitare sul vostro sito interventi di questo tenore.
Cordialmente,
Vostro fratello in Cristo,
Alessandro Esposito
(Pastore valdese presso la chiesa di Trapani e Marsala)
Rispondiamo
E’ stato scritto nel 1967. Sì al dialogo, se qualcuno ci parla
Ringraziamo il pastore Esposito per la sua lettera. Apprezziamo molto che lei ci rivolga la parola e ci indichi chiaramente i punti sui quali dissente da noi. È un atteggiamento assai raro nella “chiesa del dialogo e dell’accoglienza”, e gliene siamo fraternamente riconoscenti.
In primo luogo, sottolineiamo che in fondo all’articolo al quale si riferisce (“Il furto del secolo”) c’è scritto, in evidenza: “Articolo adattato da California Farmer: 227:3 (August 5, 1967), p. 32”. La data indica chiaramente che esso non si riferiva alla Chiesa Valdese, tanto meno alla Chiesa Valdese di oggi. Noi abbiamo tanti difetti, ma non facciamo accuse vaghe o ambigue. Paolo Castellina potrà chiarire che cosa intende per “articolo adattato”, ma in ogni caso sta al lettore farsi un’idea se quanto scritto in quell’articolo potrebbe riferirsi alla nostra realtà, o a qualunque altra chiesa.
In secondo luogo, siamo dispiaciuti se il testo pubblicato viene visto come un ostacolo al raffronto onesto e pacato e al confronto fraterno. Speriamo che il chiarimento sulla data possa tranquillizzare al riguardo. Tuttavia, ci permettiamo di sottolineare l’esistenza di un atteggiamento asimmetrico: le nostre affermazioni devono sempre essere sottoposte a scrutinio e se non rispondono a certi criteri “impediscono il dialogo”. Dall’altra parte, invece, qualsiasi cosa è legittima: ignorare un appello al Sinodo, proibire di parlarne, censurare lettere e inserzioni, pubblicare articoli con attacchi feroci e personali, con ripetute attribuzioni di fatti (incluse violazioni della legge) mai compiuti e mai attribuiti da nessun altro, e infine – assai prima della pubblicazione dell’articolo adattato da Paolo Castellina, la censura sinodale (probabilmente un unicum nella storia della nostre chiesa), anch’essa contenente notizie infondate. E, a parte questo, ci sono gli atti, che pesano più delle parole, enormemente di più se fatti come chiesa o in nome di essa. Le opinioni di Castellina impegnano lui, e noi per averle pubblicate. Gli atti del Sinodo, della Fcei, e anche di un pastore se agisce in quanto tale, impegnano tutti. Differenze non da poco. Eppure noi non mettiamo condizioni al dialogo. Le mette solo la logica: per dialogare bisogna essere in due. Diamo atto che lei è disponibile ad essere il secondo (o anche il primo!) in questo dialogo. Purtroppo è quasi l’unico.
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