La famiglia Olivet, devastata dalle persecuzioni

Bambini valdesi delle scuole di Luserna San Giovanni negli anni '60 del XX secolo, in una borgata della collina. Fra loro ci sono diversi discendenti degli Olivet

Una famiglia particolarmente colpita nelle terribili vicende del popolo Valdese della seconda metà del XVII secolo fu quella degli Olivet di San Giovanni Pellice (oggi parte del comune di Luserna San Giovanni). Facciamo riferimento a Daniel Olivet che nasce intorno nel 1631, secondo dei figli di Jean Olivet e Maria Parisa. Il 15 gennaio 1655, in piena violazione del trattato del 5 giugno 1561, con il quale i Valdesi avevano ottenuto – a seguito di una durissima resistenza contro le truppe savoiarde più volte sconfitte – il diritto a praticare il proprio culto, il Duca Carlo Emanuele impone loro di lasciare più di metà delle località delle Valli che abitavano da tempo immemorabile, la metà più pianeggiante e dunque con le maggiori risorse agricole. Il 17 aprile 1655 il Marchese di Pianezza, al comando di quattromila uomini, soldati, criminali perdonati a condizione che si unissero all’impresa e alcuni irlandesi colpevoli in patria di massacri di protestanti, si installa in Val Pellice, e la sua soldataglia tenta di

Uno dei tanti episodi di ferocia nella persecuzione del 1655

incendiare templi, attacca le aree abitati ma è respinta dalla resistenza valdese. Poi usa l’inganno: afferma che gli atti violenti sono causati dall’indisciplina dei suoi uomini e chiede di acquartierarsi. I Valdesi, tranne alcuni più bellicosi, accettano. Il 24 aprile, vigilia di Pasqua, le truppe del Pianezza attaccano in tutta la valle, massacrano, stuprano, uccidono, rapiscono bambini, compiono innumerevoli atti di ferocia gratuita in cui si distinguono gli irlandesi. Pierre Olivet, fratello maggiore di Daniel, è fra i difensori che tentano valorosamente di opporsi, in poche decine contro migliaia di soldati e muore combattendo quel giorno stesso. Seguono tre mesi di massacri e combattimenti. Tra le vittime c’è il padre di Daniel, Jean, 46 anni, e due delle sue sorelle o tutte e tre: Anne, 22 anni, Catherine di 9 e Susanna di 7. La determinazione dei combattenti valdesi e le pressioni dell’Inghilterra di Oliver Cromwell e della Svizzera, spingono il Duca a ripristinare, il 18 agosto, il trattato del 1561. La vita, per i sopravvissuti, torna alla pur dura normalità. Nel 1664 Daniel sposa Marguerite Maraude. Nei successivi quindici anni nascono loro sette figli, ma il 7 febbraio 1686 Vittorio Amedeo II, figlio e successore del Duca Carlo Emanuele, emana un editto per la soppressione della religione valdese nel suo ducato. I Valdesi devono convertirsi al cattolicesimo, oppure andare in esilio in Svizzera dopo avere deposto le armi ed essersi consegnati: anche per mancanza di fiducia nel Duca, scelgono di restare e combattere. Abbandonare la loro fede era per loro del tutto escluso. Ma i nemici sono forti di ben diecimila soldati e hanno la meglio. Tra le migliaia di vittime dei nuovi massacri c’è la figlia maggiore di Daniel, Marie, di 21 anni. I sopravvissuti, si arrendono e “si affidano alla clemenza del Duca”, ma non abiurano la loro fede. Il Duca li rinchiude in varie fortezze dove le condizioni sono spaventose: con cibo scarsissimo e pessimo, i poveretti sono in locali insalubri e sovraffollati. Moriranno circa cinquemila degli ottomila che subirono quel destino. Daniel è imprigionato a Torino, insieme ai figli Jean, Barthélemy e Antoine, di 18, 17 e 8 anni, alle figlie Madeleine e Catherine, di 13 e 7 anni. Il fratello, anche lui di nome Antoine Olivet è rinchiuso nella fortezza di Cherasco, insieme ai figli Jean, 16 anni, Barthélemy, 8 anni e Prosper di 4; sappiamo che aveva avuto una moglie e un altro figlio, nato del 1686, morti o nei massacri o in quella fortezza di Cherasco.

Tra la fine del 1686 e il marzo 1687, grazie alle pressioni della diplomazia svizzera, i sopravvissuti sono liberati e indirizzati all’esilio in Svizzera. Altri 300, già indeboliti dalla prigionia durante il viaggio, muoiono di freddo e malattie durante il viaggio. Altri ancora, specialmente bambini, vengono trattenuti con pretesti nel loro passaggio da Beinasco, fra questi Antoine, figlio di Daniel e i figli del fratello Antoine, Jean e Barthélemy.  Daniel e quel che resta della sua famiglia giungono a Payerne, cantone di Vaud, il 15 febbraio 1687, mentre suo fratello Antoine arriva a Rolle, stesso cantone, il 5 marzo. Entrambi i gruppi si spostano pochi mesi dopo nel cantone di Basilea dove si riuniscono, per poi ripartire il 1° agosto dello stesso anno per il Württemberg. Dopo il Glorioso Rimpatrio torneranno in Val Pellice, ma in alcuni di loro le sofferenze e le privazioni faranno ancora sentire le loro conseguenze. Prosper, figlio del fratello di Daniel, non arriva all’età adulta e, tra i figli di Daniel, Maddalena muore intorno ai vent’anni d’età, Daniel si sposa nel 1695 a 24 anni, ma muore senza figli sette anni dopo e Antoine, così come i figli di suo zio dallo stesso nome, cattolizzati a forza, non saranno mai restituiti alla famiglia. Daniel, il centro di questo piccolo racconto, muore pochi anni dopo il rientro nella sua casa, ritrovata o ricostruita. Ma Jean, il suo secondogenito, avrà quattro figli, Barthélemy, il terzo, ne avrà cinque e l’ultima, Catherine, ne avrà sette, tra i quali Jacques Clapier. E la vita continuò, serbando la fede.

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