Famiglie valdesi nelle persecuzioni. La famiglia di Mathieu Bastie: la fede più forte di ogni altra cosa

Fortezza di Miolans, una delle otto in cui furono imprigionati i Valdesi tra il giugno 1686 e il 1687

Le nostre Valli raccontano la fede dei Veri Valdesi che non le abbandonarono e soprattutto non abbandonarono la loro fede. Sono intrise del sangue di migliaia di martiri: bambini massacrati, donne e uomini inermi uccisi, ma anche soldati della fede caduti in combattimento, altri giustiziati o morti in atroce prigionia. Ci sono poi le grandi protagoniste, le famiglie, quelle che hanno permesso al mondo valdese di continuare tra mille privazioni, soprusi e difficoltà, senza abiurare la propria fede, benché la conversione al cattolicesimo avrebbe eliminato per i singoli il pericolo delle persecuzioni e delle discriminazioni e avrebbe consentito possibilità economiche e di lavoro altrimenti precluse, in un’epoca chi non era in condizioni agiate era sempre in pericolo di fame e morte in caso di carestia o altre sciagure.

Ecco una di queste famiglie.  

Mathieu Bastie nasce all’inizio del 1656 a San Giovanni, oggi parte del comune di Luserna San Giovanni, dove un piccolo nucleo di case porta ancora il nome di Borgata Bastie.

Una veduta della collina di San Giovanni in Val Pellice, dove visse la famiglia di Mathieu Bastie

L’ultimo degli otto figli di Michel Bastie e Esther Bellonat. Michel era morto il 10 giugno 1655 durante i furiosi combattimenti in Val Pellice dove dal 17 aprile precedente quattromila soldati savoiardi, comandati dal Marchese di Pianezza, miravano ancora una volta allo sterminio totale dei Valdesi (per il quadro storico vedi la nostra Cronologia Valdese di quegli anni). I Valdesi, enormemente inferiori per numero e armamento, resistono con tecniche di guerriglia, appoggiati dalla popolazione non combattente. Due mesi dopo la morte di Michel, grazie alle pressioni della Svizzera, dell’Inghilterra di Cromwell e persino della Francia, all’epoca alleata di quest’ultimo, il Duca di Savoia Carlo Emanuele II ripristina le garanzie di libertà religiosa dei Valdesi stabilite in un trattato nel 1561, limitatamente all’area montana da loro abitata. La vita torna alla normalità, sia pure nelle durezze dell’epoca e l’anno dopo, come si diceva, nasce orfano Mathieu.

Come tutti i valdesi, viene battezzato, istruito sulla Bibbia e sulla fede, che conferma da adolescente e a 26 anni d’età, nel 1682, sposa Marie Parise, anche lei valdese di San Giovanni. Il matrimonio è presto allietato dalla nascita di due figli: Michel nel 1683 e Esther nel 1685.

Ma incombe una sciagura ancora peggiore di quella del 1655: lo stesso anno in cui nasce Esther, il Re di Francia Luigi XIV revoca l’Editto di tolleranza religiosa di cento anni prima e perseguita spietatamente i protestanti francesi. Poi induce il suo parente e alleato minore, il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II a fare lo stesso contro i Valdesi, fornendogli anche, nell’aprile 1686, 5000 soldati che si aggiungono agli altrettanti del Duca. L’eroica resistenza valdese è vana e in giugno (di nuovo vedi la nostra Cronologia Valdese) i persecutori massacrano almeno 2000 valdesi, incluso donne e bambini.

Mathieu e famiglia, insieme a circa 8000 altri valdesi, “si affidano alla clemenza del Duca” e sono così imprigionati nelle fortezze dei Savoia (Miolans, Verrua, Ceva, Mondovì, Torino, Carmagnola, Asti, Trino, Vercelli, Cherasco, Fossano, Saluzzo), per non aver abiurato la loro fede. Le condizioni di reclusione sono terribili: cibo scarsissimo e pessimo, ambienti malsani e sovraffollati, dove la gente si ammala, muore, donne partoriscono. E dove Mathieu e Marie hanno anche i loro due bambini di tre e un anno. Difficile immaginare un posto così e ancora più difficile capire che in ogni momento avrebbero potuto lasciare questo luogo spaventoso se solo avessero abiurato la loro fede, ma non lo fecero. Continuavano invece a pregare chiedendo a Dio di liberarli miracolosamente o di rafforzare la loro fede rendendoli capaci di non desistere fino alla morte come tanti e tanti dei loro compagni di prigionia. Già più della metà erano stati vittime di malattie e privazioni e i loro corpi erano stati affidati ai carcerieri per portarli via, certo con ben poco riguardo…

(prima parte – qui la seconda parte)

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