Sinodo Valdese. Mercoledì 25 agosto 2010. Si riunisce il Corpo Pastorale, ma la seduta è aperta a tutti. Prende la parola il pastore Gianni Genre, non certo un pastore qualsiasi, ma uno dei predicatori più apprezzati nonché ex moderatore. Accenna all’Appello al Sinodo per la fedeltà alla confessione di fede, dicendo che la Commissione d’Esame dovrebbe averla letta, ma viene interrotto dal Presidente del Sinodo Marco Bouchard, magistrato:“Dell’Appello non si parla”. Genre non replica e prosegue il suo ragionamento.
Pare sia stato convenuto che l’Appello non sarebbe stato un punto di discussione perché non aveva passato la trafila delle assemblee di circuito, distrettuali ecc. Già questo è ampiamente discutibile perché non c’è scritto da nessuna parte che si debba seguire questa sorta di gerarchia delle assemblee che, irrigidita com’è, rischia di somigliare alla grande jamahirya libica, anche se ad alcuni piace perché consente di bloccare facilmente iniziative sgradite alla nomenklatura. Andrebbe anche notato che l’ordine del giorno a favore delle benedizioni omosessuali ha avuto un iter assai diverso: un pastore agisce come se il Sinodo avesse già deliberato e come se non esistessero le norme che sono incompatibili con questa pratica, la Moderatora dà il suo assenso, e a questo punto il Sinodo è chiamato a “ratificare” ciò che altri hanno deciso, consultando solo la commissione “fede e omosessualità”. Le varie assemblee locali non hanno esaminato un bel nulla.
Ma soprattutto non si è mai visto che il Presidente del Sinodo decida cosa si può e cosa non si può citare. Ogni deputato decide da sé come argomentare e a cosa riferirsi: dall’articolo di giornale alle riflessioni del vicino di casa. Ma, secondo Marco Bouchard, l’Appello che chiede umilmente al Sinodo di attenersi alla Confessione di Fede della Chiesa è tabù.
Lo stesso Presidente ha messo in votazione l’ordine del giorno sulle benedizioni omosessuali pur essendo confuso (vedi le nostre “7 domande”) e in totale contrasto con un’altra norma della Chiesa: il documento sulla famiglia approvato dal Sinodo del 1971. In un’assemblea normale il presidente o altri avrebbero chiesto ai presentatori di dire esplicitamente se la nuova norma abroga o modifica quella vecchia. E avrebbe anche posto il problema di come possa essere affidato a un organo che non ne ha la competenza, le chiese locali, il compito e il potere di decidere se un certo atto liturgico si fa o non si fa.
Ma il presidente Marco Bouchard non si è fatto questi problemi. L’unico suo problema era che non si parlasse dell’Appello per la fedeltà alla Confessione di Fede. Oltre a impedire le riprese della discussione da parte di questo sito, dopo averle autorizzate per iscritto.
Lucio Malan
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