Il punto di vista del regno di Dio

Nessun sacrificio è troppo grande perché il Regno invada vite, famiglie e chiese, così come affari, istruzione, politica, scienza, intrattenimento, musica ed economia.

Il famoso scrittore devozionale Oswald Chambers una volta scrisse: “Il motivo del [nostro] scoraggiamento è che non rimuginiamo abbastanza sul punto di vista di Dio”. Sono certo che egli non volesse dire che noi come creature finite possiamo vedere le cose esattamente come può fare il Dio infinito. Piuttosto, sono sicuro che stesse indicando come i cristiani debbano costantemente sforzarsi di scoprire quale sia la verità di Dio in ogni situazione particolare. Questo è “rimuginare” dal punto di vista di Dio. Rimuginare, infatti, vuol dire agitare nella mente o nel cuore, pensare molto e a lungo sopra una cosa, quasi rivolgendola in tutti i versi. Rimuginare sul punto di vista di Dio è rimuginare sulla Bibbia, poiché è lì che il suo “punto di vista” è più ampiamente rivelato. Quando lo facciamo, impariamo tre importanti verità pertinenti al regno.

La priorità di Dio

Primo, il regno è la priorità di Dio sulla terra. Nel Nuovo Testamento il regno è la traduzione di basileia. Significa il regno di Dio. La parola ebraica veterotestamentaria per regno (malkuth) è fondamentalmente sinonimo. Non significa un regno localizzato sulla terra o i cittadini di uno stato politico amministrativo. Piuttosto, denota la regola stessa. In effetti, potrebbe essere facilmente tradotto: “governo regale” o anche “sovranità” [1].

Dio creò l’uomo e gli conferì l’incarico di esercitare il dominio sulla terra. L’uomo è il vice-reggente di Dio, il suo vice regnante. Dio stesso è il Creatore della terra e il sovrano regnante. La Bibbia lo insegna in così tanti luoghi che è quasi superfluo dimostrarlo, ma prova questo:

“L’Eterno regna; egli s’è rivestito di maestà; l’Eterno s’è rivestito, s’è cinto di forza; il mondo quindi è stabile, e non sarà smosso. Il tuo trono è saldo dai tempi antichi, tu sei dall’eternità” (Salmi 93:1-2).

Gesù venne proclamando il regno di Dio (Matteo 4:17; 23). Infatti, Gesù incarnò il regno (Matteo 12:25–29). Quando Pietro predicò il suo memorabile sermone di Pentecoste dopo la resurrezione (Atti 2), proclamò che il Signore risorto era asceso al cielo per assumere il trono di Davide per governare la terra (vv. 22–36). Paolo indica in 1 Corinzi 15 che, dopo l’ascesa di Cristo, ha lanciato formalmente il suo governo cosmico di redenzione, e questo governo continuerà finché non avrà posto tutti i nemici sotto i suoi piedi (vv. 15–28). Ecco quando finalmente arriverà la fine, il Regno eterno.

Liberali, conservatori e regno

Se chi segue la teologia liberale commette il grave errore di equiparare il Regno di Dio a programmi umanistici di riforma sociale al seguito di quelle forze sociali e politiche che, con lo slogan di “giustizia sociale” vorrebbero rimodellare l’umanità secondo le loro ideologie, i cristiani conservatori tendono a identificare il regno quasi esclusivamente con il vecchio patto di Israele, la sua antica realtà politica e/o il Regno eterno di Dio quando la storia umana terminerà. In alternativa, alcuni credono che Cristo tornerà sulla terra per stabilire un regno di 1000 anni (il millennio) sulla terra stessa. Queste prospettive si fondano su equivoci ed errori interpretativi che comportano rilevanti conseguenze negative.

Pochi di loro riconoscono il Regno come una realtà presente o, se lo fanno, non lo identificano come tangibile, palpabile, non vedono come il regno di Dio possa oggi incidere su tutti gli ambiti della vita e che sia destinato a prevalere sulla terra proprio in seguito alla morte e risurrezione di Cristo. Essi vedono il regno di Dio ovunque tranne che qui ed ora.

Nessun Regno in absentia

La Bibbia stessa, però, non sostiene il punto di vista di un regno “in absentia”, un effettivo regnare di Dio solo “dopo”, mentre oggi questo mondo sarebbe dominato solo da altri. Jahvè regna universalmente, oggi. Ha mandato suo Figlio a mediare il suo Regno nel tempo e nella storia. E mentre il regno non arriverà in tutta la sua completa perfezione se non al suo compimento nell’eternità (1 Corinzi 15:50–58), la realtà di quel governo del regno è una parte inestricabile dell’attuale ordinamento mondiale.

Questo non significa che noi si possa semplicemente identificare il Regno con qualsiasi istituzione umana, inclusa la famiglia e la chiesa, e certamente non lo stato. Significa che qualsiasi individuo o istituzione che riflettala verità divina rivelata nella parola di Dio e in suo Figlio in tale misura manifestail Regno di Dio.

Regno e Vangelo

È qui che entra in gioco l’Evangelo. Potremmo pensare che sia l’Evangelo, non il Regno, ad essere la priorità attuale di Dio. Questa risposta non è del tutto sbagliata, ma non è nemmeno particolarmente giusta. L’Evangelo è il messaggio redentore del Regno nel mondo caduto. Questo è il motivo per cui Gesù venne predicando l’Evangelo del Regno. L’Evangelo è la buona notizia e la buona notizia è che Dio in Cristo sta vincendo le forze del male. Questo è proprio ciò che fece Cristo quando morì sulla croce e risuscitò dai morti (Colossesi 2:11–15). L’Evangelo è il messaggio centrale del Regno adattato al mondo post-caduta, ma non è identico al Regno stesso [2].

La teologia dei due regni e quella biblica

In secondo luogo, il corso della storia da Genesi 3 è lo scontro di due regni. Si sente molto parlare della “teologia dei due regni” in alcuni ambienti, e la Bibbia certamente insegna l’esistenza di due regni, ma non i regni a volte supposti (cioè, il Regno redentore di Cristo nella chiesa e il regno della legge naturale ovunque). I veri due regni che la Bibbia rivela sono i regni di Cristo e di Satana.

Quando Satana tentò il Signore inaridito nel deserto (Matteo 4:8–10), il primo disse al Figlio di Dio che gli avrebbe concesso tutti i regni del mondo se si fosse prostrato ad adorarlo. Naturalmente, i regni alla fine appartengono tutti al Re, ma Satana è un insurrezionalista cosmico e esercita il controllo sui regni terreni nella misura in cui i loro signori umani lo invitano. Lucifero fu espulso dal cielo e ribattezzato Satana proprio perché bramava il governo regale di Jahvè (Isaia 14).

Il grande obiettivo satanico

Da allora, il suo obiettivo non è stato fondamentalmente quello di “mandare anime all’inferno”, anche se certamente persegue quell’obiettivo, ma di spodestare Dio stesso. È destinato a fallire a causa della morte e risurrezione di nostro Signore, ma sta cercando di mantenere un governo subordinato e ribelle.

La storia umana è il teatro della contesa tra questi regni rivali e questi re in competizione. Nelle parole del teologo Herman Bavinck il cui articolo “Il regno di Dio, il bene supremo”, Cristo e Satana sono “capi del Regno e portatori di corone”.

Ciò significa che i cristiani del Regno devono schierarsi, ad esempio, a favore della gravidanza e contro l’aborto; per la sessualità creazionale e contro l’agenda LGBTQ; per lo Stato di diritto e contro la “giustizia sociale”; per la libertà economica e contro il socialismo di stato; per la famiglia e contro il femminismo; per la ricchezza compassionevole e contro il consumismo materialista; per una magistratura indipendente e contro tribunali politicizzati; e altro ancora.

Un vecchio spiritual è intitolato, parafrasando nostro Signore, “Satana, il tuo regno deve venir giù”. E cadrà a causa del regno redentore di nostro Signore. Fino ad allora, combattiamo sotto l’autorità del re Gesù, il re rivale Satana, nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, nelle nostre chiese e nella nostra cultura, incluso lo stato.

Sacrificio del Regno

Terzo, nessun sacrificio è troppo grande per il regno. In Matteo 13:44–46 Gesù insegna in forma parabolica:

Il regno de’ cieli è simile ad un tesoro nascosto nel campo, che un uomo, dopo averlo trovato, nasconde; e per l’allegrezza che ne ha, va e vende tutto quello che ha, e compra quel campo. Il regno dei cieli è anche simile ad un mercante che va in cerca di belle perle, e trovata una perla di gran prezzo, se n’è andato, ha venduto tutto quel che aveva, e l’ha comperata.

Queste brevi parabole variano nei dettagli ma insegnano la stessa lezione: il Regno di Dio è così prezioso che vale la pena sacrificare tutto ciò che abbiamo per esso. Poiché il Regno è il regno di Dio in Cristo Gesù, sacrificare per quel regno sulla terra richiede di sacrificare il nostro tempo, la nostra reputazione, il nostro denaro e le nostre amicizie e anche, se necessario, la nostra vita. Il Regno ne vale la pena.

Proprio qui ci troviamo di fronte a un punto importante. Potremmo presumere che sia il Signore stesso per il quale stiamo sacrificando noi stessi e il suo Regno sia semplicemente un derivato. E non c’è dubbio che Dio è più grande del suo Regno.

Dio non è mai senza il suo regno

Poiché, però, siamo creature nella storia, portatrici di immagini incarnate, non incontriamo mai Dio al di fuori del suo regno. Amare e sacrificarci per Dio è amare e sacrificarci per il suo Regno. Ciò significa che non dobbiamo impegnarci semplicemente in una relazione privata e devota con il Signore, nella preghiera e nella lettura della Bibbia, per quanto fondamentali siano. Non dobbiamo, nelle parole di Stephen Perks, trasformare la fede cristiana in un “hobby devozionale privato”.

Invece, dobbiamo sacrificarci affinché il Regno di Dio si rifletta sulle nostre vite, famiglie e chiese, così come negli affari, nell’istruzione, nella politica, nella scienza, nello spettacolo, nella musica e nell’economia. Il regno di Cristo non conosce limiti. Non possiamo dire: “Regnate fin qui e non oltre”. Sacrificarsi per il regno è sacrificarsi per il regno del Signore ovunque e in ogni condizione.

Questo, infatti, avverrà un giorno:

“Ed è perciò che Dio lo ha sovranamente innalzato e gli ha dato il nome che è al disopra d’ogni nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio nei cieli, sulla terra e sotto la terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, alla gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:9–11)

Conclusione

Di grande importanza, quindi, è decidersi di adottare, nutrire e attuare questo punto di vista del Regno. Se siete genitori, inculcalo nei vostri figli. Se sei un pastore, instillalo nella tua comunità. Se sei un insegnante, comunicalo ai tuoi allievi.

Sacrificare tutto ciò che abbiamo per il Regno è “rimuginare” sul – e perpetuare – il punto di vista di Dio.

Note

  • [1] A. M. Hunter, The Unity of the New Testament (London: SCM Press, 1943), 48.
  • [2] N. T. Wright, What St. Paul Really Said (Grand Rapids: Eerdmans, 1997), 39–62.

P. Andrew Sandlin (14-1-2022)

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