Il commento di Giorgio Modolo di poche ore su Twitter ci permette di recuperare una preziosa perla del pastore valdese (oggi risparmiamo sulle virgolette) Giuseppe Platone, ben noto in questo sito. Scopriamo così, con nessuna sorpresa purtroppo, che poco meno di un anno fa il pastore Platone, figura di spicco nella chiesa valdese istituzionale, ha dichiarato al Fatto Quotidiano, tra le altre cose: “Ma nei testi sacri si parla soprattutto di ciò che costituisce il matrimonio e cioè l’amore tra due persone. Inoltre credo che la lettura dei testi vada contestualizzata nel nostro tempo. Nei testi sacri bisogna cogliere lo spirito. In questa Italia clericale c’è qualcuno che sta cavalcando una visione delle cose lontana dalla realtà che non ha neanche radici bibliche.”
Abbiamo già molte volte ampiamente confutato queste tesi, ma due parole le aggiungiamo.
1) Il solito imbroglio dell’ “amore”. Potremmo dire “Terribile che l’amore sia usato come feticcio contro la Bibbia”. Ovvio che l’amore è importantissimo nel matrimonio, specie per il cristiano cui è comandato di amare persino i propri nemici, ma non tutto ciò che è amore è matrimonio. L’amore tra marito e moglie è particolare: “Mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la chiesa e ha dato se stesso per lei” (Efesini 5:25). È amore nella diversità, nella complementarietà. L’amore di Cristo per la chiesa non è come un altro amore. Cristo ama la chiesa non un altro dio, e la chiesa deve amare Cristo non un’altra chiesa.
2) Particolarmente ridicola l’affermazione secondo cui la lettura della Bibbia va “contestualizzata nel nostro tempo”. La filologia, cioè la scienza di comprendere i testi, insegna se mai a contestualizzare i testi nel loro tempo, per comprendere a fondo che cosa l’autore intendesse. Che senso mai potrebbe avere dire: “Dobbiamo contestualizzare l’Odissea nel XXI secolo”? Nessuno.
3) Platone definisce “clericale” prendere sul serio la Bibbia, mentre si arroga il diritto – in quanto “chierico” – di cambiare la Bibbia stessa, ignorando i numerosi passi contro l’omosessualità. I cattolici si sono presi la libertà di affiancare la “tradizione” alla Bibbia, questi “valdesi”, indegni dei veri Valdesi, fanno molto di più: cambiano la Bibbia a loro piacimento.
La conclusione più “logica” sulla posizione di Platone, e purtroppo dell’intera chiesa “valdese” istituzionale, è quella di un commentatore al citato articolo del Fatto Quotidiano, che peraltro difende Platone contro chi lo accusa di tradire la Bibbia. Costui, che si denomina “Cinico” e che parla del Dio della Scrittura come “inventato da pastori analfabeti mediorientali”, dice, nello stesso commento, che la Bibbia è un libro infame, e che solo i valdesi interpretano correttamente il “messaggio evangelico”. Come se il “messaggio evangelico” venisse da qualcosa che non è la Bibbia! Nella sua ignoranza, però, “Cinico” dice una cosa vera: quei “valdesi” stanno contraffacendo la Bibbia.
Penoso il tentativo di contestualizzare la Bibbia nel tempo presente
Eccellente commento su un’affermazione indecente e temeraria