Claudio, Vescovo di Torino, è una figura storica di grande rilievo, oggi caduta pressoché in oblio. I Cattolici, infatti, non hanno interesse a parlare di un importante vescovo che prendeva a male parole il Papa e che conservò la sua diocesi fino alla propria morte naturale. Quanto agli storici Valdesi, da quando la negazione della propria esistenza prima di Valdo di Lione è diventata quasi un dogma, non si interessano più di ciò che accadde fino al 1174.
Probabilmente di origini spagnole, fu per tre anni a stretto contatto con il figlio e successore di Carlo Magno, Ludovico il Pio (778-840). Per suo incarico scrisse numerosi commentari alla Bibbia, e quando Ludovico salì al trono lo nominò vescovo di Torino, undicesimo di cui resti memoria. La nomina, secondo alcuni storici avvenne non appena Ludovico salì al trono, nell’814, mentre l’elenco dei vescovi tenuto dalla Diocesi di Torino la posticipa all’818, pur ammettendo che il predecessore Andrea era morto intorno all’800.
Come sottolinea Jean Léger, all’epoca la Diocesi di Torino comprendeva non solo le Valli Valdesi, ma anche alcune aree al di là delle Alpi. Pinerolo infatti divenne sede vescovile solo nel 1748.
Purtroppo, di Claudio restano pochi scritti, ma proprio coloro che furono suoi avversari in dispute assai aspre riportano ampiamente, e talora testualmente, le sue idee. Claudio rifiutava l’adorazione delle immagini citando innanzitutto il Secondo Comandamento: “Non ti farai alcuna immagine delle cose che sono nel cielo o sulla terra…”. Quando i suoi oppositori gli dicono che non si intende adorare le immagini ma coloro che le immagini rappresentano, Claudio risponde che anche i pagani dicono lo stesso dei loro idoli e che cambiando i nomi alle loro statue non si diventa Cristiani. Si oppone anche all’adorazione della croce: “Dio comanda di portare la croce, non di adorarla… Gesù Cristo ha dimorato nove mesi nel ventre della Vergine. Dovremmo allora adorare le Vergini … o le mangiatoie, poiché ha dormito in una mangiatoia… o gli asini, perché è entrato in Gerusalemme su un puledro d’asina?… Tutte queste cose sono ridicole”. Si oppone inoltre ai pellegrinaggi a Roma, e rifiuta la qualifica di “Apostolico” al Vescovo di Roma: “Apostolico è chi custodisce la Dottrina degli Apostoli, non chi si vanta di sedersi sulla Cattedra dell’Apostolo… poiché il Signore dice che gli scribi e i farisei si sono seduti sulla cattedra di Mosé”.
Per queste dottrine, molti hanno paragonato Claudio a Lutero e Calvino, o anche a Valdo. Ma c’è una differenza importante, certamente legata all’epoca e forse al luogo dove il primo agì. Claudio diceva “io non insegno una nuova setta, mi attengo alla pura Verità; …quanto a me reprimo combatto e distruggo quanto più posso le Sette, gli Scismi, le Superstizioni e le Eresie e non cesserò di farlo, con l’aiuto di Dio”. E si propone di riprendere dagli errori “contro quei cuori di pietra, dove le frecce e le sentenze della Parola di Dio non servono più a nulla; ecco perché li prendo a sassate”. Li esorta: “Ritornate, o Ciechi, alla vostra Luce… fintanto che non vi attenete a questa Luce, voi camminate nelle tenebre”. Accusa il Papa di fondare “una nuova Setta, abbandonando la Dottrina degli Apostoli”. Insomma, secondo Claudio, l’innovatore non è lui, ma il Papa (in particolare, sembra, Papa Pasquale I, 817-824).
Insomma, a costo di essere eccessivamente schematici, possiamo dire che tre sono le principali interpretazioni possibili della sua figura.
- Il punto di vista della Chiesa Romana dei secoli seguenti. Claudio era un intellettuale eretico “battitore libero”, che – calato dall’alto “per caso” a Torino – conduce la sua battaglia, avulso dalla realtà locale, essendo anche beffeggiato dalla gente (c’è una sporadica voce al riguardo, nel testo di un suo avversario).
- Il punto di vista Valdese ufficiale di oggi. In realtà è molto vicino a quello della Chiesa Romana. Cambia solo la valutazione delle sue dottrine: lodevole ma casuale “precursore” dei Valdesi con i quali però non ebbe alcun contatto (poiché ai suoi tempi non sarebbero esistiti) e sui quali non ebbe alcuna influenza perché essi sono spuntati dal nulla con Valdo – esecrabile eretico per la Chiesa di Roma, alla quale poco interessa se abbia o meno interagito con i Valdesi.
- Il punto di vista di Jean Léger e di altri antichi storici valdesi. La presenza di un vescovo con le idee di Claudio non sarebbe frutto di un’idea balzana di Ludovico il Pio, ma espressione della realtà cristiana di quell’area, che aveva – almeno parte di essa – conservato la pura dottrina, nonostante le gravi degenerazioni della Chiesa di Roma dopo l’influenza negativa dell’imperatore Costantino su Papa Silvestro I. Per un verso, infatti, Roma si era sì corrotta, ma non al punto da imporre dottrine apertamente contrarie all’Evangelo, per un altro, non aveva ancora imposto la sua supremazia in aree come la Diocesi di Torino. Le cose cambiarono con Papa Pasquale I (817-824) e Claudio rivendicò tranquillamente di voler continuare a perseverare nella antica e buona dottrina rifiutando qualsiasi primato al Vescovo di Roma e rompendo anzi la comunione con lui a causa delle sue dottrine traviate. Da allora, coloro che fino a quel tempo avevano seguito la buona dottrina apostolica avrebbero preso coscienza di essere separati da Roma e di essere una entità indipendente. Par di capire che, dopo Claudio, ci sarebbe stata una progressiva emarginazione di questi buoni cristiani, seguita dalla straordinaria crescita numerica e geografica con Valdo di Lione e che, successivamente, a causa delle violente repressioni, la professione della vera fede si sarebbe vieppiù ristretta fino a ridursi alle Valli Valdesi.
Vi sono varie debolezze nel punto di vista Romano e Valdese ufficiale.
– Perché Ludovico il Pio avrebbe dovuto nominare un vescovo stravagante e avulso dalla realtà locale? Solo perché Claudio rifiutava l’obbedienza a Roma ? Ma chiunque, nominato dall’imperatore, sarebbe stato fedele più a lui che al Papa senza andare ad invischiarsi in dispute teologiche.
– Come mai Claudio poté portare a termine il suo mandato, durato almeno fino all’830 o forse fino all’840, in ogni caso fino alla sua morte naturale? Se fosse stato un ribelle isolato non sarebbe stato rimosso assai prima di poter completare un mandato che durò non meno di 12 anni, ma forse fino a più di due volte tanto ?
– Non pare, inoltre, verosimile che Claudio avesse dottrine, in particolare sul culto delle immagini, diverse dalla gran parte delle comunità della sua diocesi. Se così fosse, non si spiegherebbe il suo lungo mandato.
E assai più probabile che Claudio fosse davvero espressione di una posizione molto diffusa, addirittura prevalente nella sua diocesi. L’evoluzione della posizione di Roma ne ha poi fatto un ribelle e da quel momento le posizioni come la sua furono sempre più emarginate. Non è perciò infondato ciò che scrisse Jean Léger: Claudio fu uno dei più grandi pastori valdesi, non un cattolico stravagante, involontario precursore dei Valdesi.
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