Avevamo già letto la postfazione del libro-bestemmia di Marcella Althaus-Reid fatte dalla pastora e professora valdese Letizia Tomassone. Ma vedere affermazioni molto simili, in video, con il volto, la voce e l’espressione, fa sempre un certo effetto, pensando che a lei
sono affidate comunità, culti, famiglie, membri di chiesa, catecumeni, bambini della scuola domenica, e anche studenti della facoltà di Teologia, dunque futuri pastori, pensando che quel che ha detto lo ha detto al prestigioso convegno “Donne e religioni”, presieduto dall’ex ministro Livia Turco, e con la partecipazione di numerosi studiosi, dell’ambasciatore dell’Iraq, del deputato italiano Khalid Chaouki , del rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni e di rappresentanti di varie religioni, presentandosi come pastora valdese. “Sono pastora valdese, mi occupo di teologie femministe in senso ampio”, ha esordito.
Ecco alcune parti dell’intervento della pastora Tomassone: “Le teologie femministe, il pensiero della differenza… hanno rafforzato il soggetto femminile, ma hanno sempre corso il rischio e lo corrono costantemente di cadere nell’essenzialismo di genere. Ed è stato il lavoro di Judith Butler sulla costruzione sociale del genere sessuale, e sono stati i molti coming out di soggetti omosessuali, transessuali e transgender che hanno dato origine a una rivoluzione anche in teologia. Quindi, per esempio, testi come Genesi 1 dove si dice “creò l’essere umano, maschio e femmina li creò, sono letti oggi non più in termini essenzialistici, di creazione del maschile e del femminile ma di creazione di un essere umano che è in relazione attraverso la differenza, e questa differenza non identificata essenzialmente o soltanto con l’essere uomo o l’essere donna.” Poi cita il famigerato libro-bestemmia di Althaus-Reid: “Le dottrine di redenzione sono diventate dottrine di ritenzione, gabbie, prigioni, che hanno racchiuso le persone in un genere. Ma le identità, che si volevano immobili, fisse, non hanno mai cessato di vagare.” “Un passo che mi ha molto colpito è la denuncia contro il Dio fascista di Sodoma che distrugge una civiltà perché non vuole accettare forme diverse dell’uso dei corpi, della sessualità e degli spazi pubblici. Lei a partire dalla sua conoscenza di persone omosessuali e transgender, parla della piazza come luogo dell’accoglienza, la piazza per gli stranieri, la piazza per i pellegrini, la piazza come la conosciamo oggi, l’avrebbe paragonata alla piazza di “occupy Wall Street”, ed è invece Lot, lo straniero che ha privatizzato l’accoglienza, ha chiuso l’accoglienza dentro la casa privata.”
(prima parte)
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Insomma, se ce n’era bisogno, emerge con evidenza che per questo tipo di “teologi” la “teologia” consiste nel trovare nella Bibbia qualche pretesto per sostenere tesi che non hanno nulla a che fare con essa e il suo messaggio. In questo caso la tesi è null’altro che la famosa “ideologia gender” (i cui militanti italiani hanno deciso di negarne l’esistenza con varie capriole), quella per cui “maschio” e “femmina” non sono realtà, ma – come dice la “teologa” – “gabbie, prigioni”. Ovviamente, tali insensatezze sono proprio l’opposto di quanto la Bibbia dice, non certo in qualche versetto isolato, ma nel suo insieme, dove non ci sono altro che “banali” uomini o “banali” donne, con la sola eccezione della citazione di qualche eunuco, che non ha certo nulla a che fare con “identità di genere”. Quanto a chi vuole avere “relazioni carnali con un uomo, come si hanno con una donna” la Bibbia non è certo ambigua. Che fa allora la teologa? Semplice! Dice che i passaggi più chiari, come quello della creazione, oggi “sono letti” (si noti l’ambiguità insita nell’uso del verbo passivo) facendo dire loro l’esatto contrario, e cioè che Dio avrebbe creato un “essere umano che è in relazione attraverso la differenza, e questa differenza non [è] identificata essenzialmente o soltanto con l’essere uomo o l’essere donna”. Ecco ancora un tipico sfoggio dell’anti-logica, dell’anti-verità tipica dell’ideologia gender: parlare di “differenza” intendendo esattamente il contrario. Il loro dogma è che maschio e femmina o non esistono o sono uguali, al punto che un bambino, anziché un padre e una madre, può avere due padri o due madri, in quanto chiunque può e deve avere relazioni sessuali con chiunque e che questo significa “diventare interamente ciò che si è, e di riconoscere che in questo c’è anche un dono di Dio”, come già anni fa ha detto la stessa Letizia Tomassone. Dunque, quando la Bibbia dice che Dio creò l’uomo maschio e femmina, per la “teologa” significa l’esatto contrario. Ma mentre qui l’ambiguità può ancora dare ad intendere che sussista un barlume di rispetto per la Bibbia, purché “sia letta” come dice lei, ben altro emerge nella compiaciuta citazione del passo dove la Althaus Reid dà del “fascista” al Dio della Bibbia, fa diventare i sodomiti e la moglie di Lot, condannati da Dio, gli eroi positivi, e fa di Lot un esempio negativo. Qui siamo all’ostilità totale verso Dio, verso la Bibbia, paradossalmente usata come testo di riferimento. Una lettura della Bibbia non significativamente diversa da quella che fanno i satanisti che ne prendono per buoni parecchi passi, ad esempio quello che assegna il numero alla bestia dell’Apocalisse, ma volgendo il tutto in senso opposto, rendendo Satana il vero liberatore dell’uomo e Dio il suo nemico.
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