Ci segnalano questo pezzo pubblicato su Facebook. Interessante confrontarlo con la dichiarazione SAV sulla famiglia. Per altre informazioni sul tema, è utile anche un altro articolo.
Sembra impossibile eppure è successo! Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato il 25 giugno con 26 sì, 14 no e 6 astensioni una risoluzione per la “Protezione della famiglia” in occasione del ventesimo anniversario dell’Anno internazionale della famiglia, istituito nel 1994.
C’è scritto addirittura che “la famiglia è l’elemento naturale e fondamentale della società e che essa ha diritto alla protezione della società e dello Stato”, così riaffermando gli obiettivi e i principi della Carta delle Nazioni Unite e le risoluzioni della stessa ONU circa la proclamazione e la celebrazione dell’Anno internazionale della famiglia e dei suoi decimo e ventesimo anniversario.
Il Consiglio dei diritti umani “riaffermando che incombe in primo luogo agli Stati di promuovere e proteggere i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali di tutti gli esseri umani, in particolare delle donne, dei bambini e degli anziani,cosciente che spetta alla famiglia in primo luogo allevare e proteggere i bambini e che essi, per poter raggiungere una completa e armoniosa maturazione della loro personalità, devono crescere in un quadro familiare e in un’atmosfera di felicità, amore e comprensione,” ha deciso di organizzare, nella sua ventisettesima sessione, una tavola rotonda sulla protezione della famiglia e dei suoi membri e ha chiesto all’Alto Commissario ONU di redigere un rapporto riassumendo le discussioni della tavola rotonda e di sottoporgliela nella sua ventottesima sessione.
Nulla di più della dovuta attenzione ad un argomento che rimane centralissimo nella vita degli uomini e delle nazioni. Ma una risoluzione così semplice, addirittura ovvia, deve aver provocato contrazioni viscerali indicibili in taluni dei rappresentanti dei paesi presenti. Infatti per mesi gli Stati contrari alla risoluzione hanno chiesto che nel testo si aggiungessero alla famiglia “altri tipi di unione” oppure si usasse, invece che “famiglia”, l’espressione “varie forme di famiglia”.
Ci ha provato per ultimo l’Uruguay in sede di discussione plenaria con un emendamento dove si chiedeva di citare i “vari” tipi di famiglie. Poi la Gran Bretagna è intervenuta: il Consiglio “non avrebbe dovuto prestare ascolto agli argomenti di coloro che vogliono imporre un modello unico di famiglia”. E dietro Stati Uniti, per i quali esistono“miriadi di strutture famigliari”, Germania, Francia, Brasile, Cile, Irlanda, Austria e Argentina. In difesa della risoluzione sono intervenuti India, Vietnam (“Buone famiglie fanno una buona società”), Algeria e Arabia Saudita. Il risultato è stato salutato con un grande applauso dai sostenitori della risoluzione, che sono i paesi africani, arabi e asiatici. Hanno votato contro quasi tutti gli Stati europei, gli Stati Uniti, Cile, Corea e Giappone. Una netta linea di demarcazione fra i paesi che resistono al relativismo morale e quelli che ne sono ormai controllati.
Il quotidiano Avvenire ha interpellato il Ministero degli Affari Esteri per conoscere le ragioni del no italiano e riporta:“la Farnesina ha fatto sapere che nella decisione di voto è stata data priorità al principio della solidarietà europea e occidentale; un rifiuto di disgregare il fronte europeo che il Ministero degli Esteri considera essenziale, soprattutto in coincidenza con l’inizio del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’UE, per sostenere alcune importanti iniziative europee alle Nazioni Unite come quelle sulla libertà di religione e la protezione delle minoranze religiose o quella sulla moratoria della pena di morte”.
Evidentemente le ragioni addotte (“la solidarietà occidentale”?) valgono più dell’attenzione dovuta alla famiglia per il governo italiano! Non è che invece la vera motivazione di fondo era quella di non contraddire la lobby LGBT e la cultura gender? Ma questa volta gli è andata decisamente male!
Diego Torre
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