“State dunque saldi nella libertà con la quale Cristo ci ha liberati, e non siate di nuovo ridotti sotto il giogo della schiavitù” (Galati 5:1).
il 17 febbraio è la ricorrenza valdese più importante dell’anno. In quel giorno del 1848 re Carlo Alberto pose fine alla segregazione della popolazione valdese nel cosiddetto “ghetto alpino” delle Valli valdesi, concedendo le libertà civili. Da quel giorno i valdesi diventano a tutti gli effetti cittadini del Regno di Sardegna e poi d’Italia. Prima di quel giorno i valdesi subivano ogni sorta di discriminazione, ingiustizia e violenza, in quanto la loro esistenza era tutt’al più tollerata. Da allora ogni 17 febbraio i valdesi celebrano la libertà, dono di Dio e conquista umana.
I cristiani rivendicano la loro libertà di esprimere la loro fede in ogni ambito (privato e pubblico) e di vivere e proporre lo stile di vita cristiano ad ogni livello della vita sociale e politica. Essi lo fanno, sia che gli stati concedano o non concedano loro di farlo. Se gli stati riconoscono questa facoltà se ne rallegrano; se non viene loro riconosciuta, la esercitano ugualmente disubbidendo alle leggi imposte loro e soffrendone le conseguenze, e questo perché si sottomettono ad un Signore soltanto, Gesù Cristo. Le discriminazioni, ingiustizie e violenze da cui sono stati liberati i Valdesi dell’ottocento (non grazie alla benevolenza di un re, ma suo malgrado, in seguito alle pressioni internazionali) oggi i cristiani le soffrono in misura sempre maggiore in tutto il mondo. Questo avviene non solo a causa di regimi politici apertamente tirannici, ma anche là dove il laicismo viene imposto come “religione di stato” sotto le parvenze ingannevoli di libertà, equità e neutralità. Accade così che i dogmi dell’ideologia laicista siano imposti a scuole, istituzioni e media cristiani spesso anche con la compiacenza di organismi ecclesiastici asserviti che ne hanno sposato la causa, fra i quali in Italia si distingue la stessa Chiesa valdese che il 17 febbraio celebra la sua libertà. Il paradosso oggi è che proprio in quella chiesa si voglia imporre il nuovo “pensiero unico” non dando spazio alcuno al dissenso interno e persino negando che esista!
Di fronte ad imposizioni di ogni tipo alle quali si sottomettono o si vorrebbero sottomettere i cristiani, essi celebrano “la gloriosa libertà dei figli di Dio” (Romani 8:21) sottomettendosi soltanto al Signore Gesù Cristo che ci parla mediante le Sacre Scritture. In un mondo come il nostro, costante campo di battaglia fra signori di ogni tipo che vorrebbero prevalere, non ci illudiamo che possa esistere alcun regime terreno che garantisca la libertà (men che meno quello laicista). Fino al giorno del glorioso ritorno del Cristo non possiamo far altro che rivendicare ed esercitare la libertà che Egli ci ha concesso, pregando affinché siano rafforzati e consolati coloro che per essa danno la stessa loro vita. Noi che ancora non abbiamo “resistito fino al sangue nella lotta contro il peccato” (Ebrei 12:4), dobbiamo sicuramente vigilare affinché nulla, nemmeno in noi stessi, possa pregiudicare questa libertà che è soprattutto libertà spirituale.
Paolo Castellina
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