Nelle nostre assemblee non si parla mai di Gesù Cristo
Riceviamo, e volentieri pubblichiamo, da un lettore di cui abbiamo già ospitato interessanti riflessioni e che ci ha pregato di omettere il nome.
Lo scambio tra il pastore Castellina e il fratello Di Lecce mi spinge a fare alcune considerazioni sulla nostra Chiesa. La mia, ovviamente, non vuole essere un’analisi scientifica ma una semplice osservazione da membro di chiesa (valdese e metodista), e prima ancora da membro della più grande Chiesa di Cristo.
Dopo anni di Sinodi e Conferenze Distrettuali, ho raccolto un comune commento dalle persone che per la prima volta vi partecipano quali deputati delle nostre Chiese. Tutti rimangono meravigliati, per non dire delusi, dal fatto che nelle nostre assemblee non si parli mai di Gesù Cristo!
Certo, si può rispondere che questi sono incontri organizzativi – dove si discute dei regolamenti, della gestione della Chiesa e delle sue opere – ma il punto non è questo. In questi contesti sembra di partecipare a un’assemblea di una qualunque società, non a un incontro tra credenti, dove soffia lo Spirito Santo e dove i fratelli e le sorelle manifestano la loro gioia e gratitudine al Signore per la condivisione fraterna. In particolare, i nostri fratelli stranieri si sentono spaesati e non ne capiscono la logica – che è lontana anni luce dalla loro spiritualità.
Non so se si possa parlare di “chiesa in decomposizione”, ma è un dato oggettivo che ogni anno la Chiesa Valdese perde dei membri, fatica con le contribuzioni, e molte piccole realtà locali rischiano di scomparire. Se non fosse per l’apporto dei fratelli e delle sorelle non italiani, molte delle nostre chiese locali sarebbero già state chiuse.
Sul perché avvenga questo, il dibattito è continuo e prosegue da anni, ma le risposte date, quale la progressiva secolarizzazione della società, il disinteresse per il sacro, etc. non convincono. A mio modo di vedere, l’unica risposta valida non la si vuole sentire, e si continua a girare intorno al problema senza fare nulla, illudendosi che la situazione cambi da sola, come per miracolo, ma senza nemmeno invocare l’aiuto di Dio, giacché non mi è mai capitato una volta di sentire il presidente del seggio invitare i deputati a pregare per la Chiesa!
La radice del problema risiede nella Facoltà Valdese di Teologia: la nostra facoltà non sforna pastori ma teologi! Certo è bello avere un corpo pastorale che conosca alla perfezione greco ed ebraico, che sappia sostenere delle dotte conversazioni su Bonhoeffer, Niemöller e Gounelle, ma in una Chiesa composta da poco più di 20.000 membri, quando abbiamo un teologo o due, sono già più che sufficienti. Quello che serve sono dei pastori che sappiano fare due cose molto più semplici e pratiche: cura d’anime ed evangelizzazione! Purtroppo un bravo teologo non è per forza anche un bravo pastore. La cura d’anime è spesso negletta, forse perché andare a visitare vecchi, malati e detenuti è meno gratificante che tenere un discorso presso l’associazione tal dei tali, dove il pastore è invitato quale rappresentante della blasonata Chiesa Valdese. L’evangelizzazione poi è stata assente per anni nelle nostre chiese, a meno di non chiamare evangelizzazione le conferenze culturali, la partecipazioni ad iniziative civili e gli incontri ecumenici che riempiono regolarmente le agende dei nostri pastori, insieme alle mille Commissioni cui fanno parte. Purtroppo, senza una costante cura d’anime ed una convinta evangelizzazione le chiese si spengono: i risultati sono davanti ai nostri occhi.
Le Chiese cd Evangelicali veicolano un messaggio semplice ed efficace: “Gesù ti salva”. La nostra recentissima campagna di evangelizzazione è solo un maldestro tentativo dopo anni di immobilismo, perché il suo messaggio è tutto diretto al cervello delle persone, piuttosto che al cuore, e sembra dire: “vieni alla chiesa valdese perché è libera e aperta, perché accoglie tutti, perché non ha il papa, perché non fa distinzioni sessuali…”. Va bene anche questo, ma io vado in una Chiesa Evangelica per incontrare Gesù, non perché è diversa da quella cattolica.
Ma torniamo ai nostri pastori/teologi. Non c’è dubbio che essi abbiano un peso determinante nelle scelte della Chiesa, e quindi sull’orientamento dei membri di chiesa. Il fatto che la Chiesa Valdese si ponga su posizioni “progressiste” non è di per se un male, ovviamente, ma quando questo deriva dal fatto che la maggior parte dei pastori è prigioniera di un’ideologia di sinistra, al punto di giudicare la bontà dei membri di chiesa (in senso lato) non in base alla loro adesione alla Parola, bensì al loro orientamento politico, non è certo in linea con quanto ci si può aspettare da un pastore e da una Chiesa, che dovrebbe accogliere indistintamente tutti gli orientamenti proprio perché è in Cristo che il mondo nelle sue diversità viene riconciliato con Dio. Allora il dibattito nella nostra Chiesa dovrebbe veramente essere franco e aperto, e non clandestino con scambi di anatemi e scomuniche in puro stile sovietico/papista. Così come il vostro sito (Valdesi.eu) ospita interventi di Di Lecce, sarebbe auspicabile che Riforma desse spazio anche agli interventi di Castellina, e altri che volessero esprimere liberamente le proprie opinioni discordanti con la linea ufficiale, ma sicuramente espressione di una democrazia ecclesiastica che la nostra Chiesa si onora di possedere.
Non voglio qui entrare nel merito delle posizioni teologiche espresse su taluni temi, e in particolare la decisione del Sinodo di benedire le unioni omo affettive, ma vorrei sottolineare come il modo di condurre la questione sia stato molto discutibile. Premesso che non si tratta di matrimoni omo affettivi, che la Chiesa Valdese non approva, personalmente sono favorevole alle c.d. “benedizioni”, laddove queste siano viste come il riconoscimento di un cammino di fede di due persone che ricercano la comunione con Cristo, pur nella loro diversità, e non un semplice gesto provocatorio, che poi purtroppo è stato strumentalizzato soltanto in chiave diritti civili degli omosessuali. L’apostolo Paolo diceva che tutto mi è lecito, ma anche che non tutto mi giova. Certamente il clamore suscitato dall’Atto del Sinodo 2010 a favore delle benedizioni omo affettive non ha giovato alla Chiesa Valdese, ma semmai l’ha danneggiata allontanando diverse persone dalla comunione perché non preparati adeguatamente. Così è stato prodotto un Atto che in linea di principio era giusto, ma sicuramente inopportuno, proprio perché nelle Chiese non se n’era parlato preventivamente a sufficienza, e con una sorta di “colpo di mano” è stato approvato sulla spinta di una parte soltanto del corpo pastorale, nonostante i forti dubbi espressi da molte parti, in particolare dai fratelli e dalle sorelle non italiani. Non è stato un bell’esempio di fraternità neanche quello.
Concludo ritornando sul tema che a mio avviso è centrale: l’annuncio dell’Evangelo, fatto col cuore e non con la mente. Se la croce è ancora scandalo e pazzia, allora anche il messaggio di Cristo deve ritornare a parlare ai cuori delle persone con la semplicità e la freschezza dei bambini. Se i nostri pastori non impareranno a deporre la loro pesante cultura umana/umanistica per lasciarsi guidare maggiormente dalla pazzia dello Spirito Santo nella loro opera di annuncio dell’Evangelo, dubito molto che la nostra Chiesa potrà sopravvivere, e questo anche se crescono i contributi dell’8 per mille, e quindi potenzialmente il nostro consenso tra la gente, perché un tale consenso è dimostrato che poi non si traduce in nuove conversioni.
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